Un uomo solo, con un valigia/pacco legata sulla schiena su una spiaggia a pochi passi dal mare si nasconde fra le sterpaglie pronto a correre a tutta velocità verso la massa d’acqua, l’unica via e possibilità per lasciare il proprio Paese, la Corea del nord. Si apre così un’interessante web series che ha debuttato alcuni giorni fa in rete, un’inizio che si lega non solo all’attuale situazione geopolitica caldissima nell’Asia estremo orientale, ma che rimanda ai milioni di rifugati che ogni giorno vedono nel mare, in qualsiasi luogo del globo, una delle poche vie per accedere ad una terra di speranza dove sopravvivere.

Il lavoro, composto da quattro episodi di circa dodici minuti ciascuno, è scritto e diretto da Matt e Simon Halsall, due registi britannici che già ottennero una certa notorietà nell’ambiente nel 2013 con il cortometraggio noir If I had a Heart, ambientato in Corea del Sud, ed ispirato alla filmografia recente del paese asiatico. Anche questa nuova serie per il web, 100 Bullets: Dead Ghosts, si occupa delle vicende della penisola coreana, ma stavolta si tratta di una storia di vendetta ambientata nel Paese di Kim Jong-un.

L’idea base della trama però è presa da un popolare fumetto pubblicato da DC Comics con lo stesso titolo, 100 Bullets, scritto da Brian Azzarello e disegnato da Eduardo Risso fra il 1999 ed il 2009, che esplora l’intensità e la profondità del desiderio di vendetta negli esseri umani quando messi in condizioni estreme. La storia raccontata nella serie è quella di una giovane coppia, lui un militare nell’esercito, e degli improvvisi accadimenti che precipitano i due in un baratro di disperazione, baratro che è il paese asiatico stesso.

Per quanto la tempistica dell’uscita di questa serie possa sembrare ad hoc, il 2017 è stato infatti l’anno nel quale più si è discusso di Nord Corea – e l’elezione di Trump non ha fatto che precipitare la situazione e le tensioni fra i due paesi – il progetto nasce molto prima. Ci sono voluti ben tre anni ai due fratelli per adattare il fumetto, scrivere il film e soprattutto trovare i fondi necessari per realizzare la serie. In questo lasso di tempo il progetto è cambiato più volte oscillando dal cortometraggio al lungometraggio più «tradizionale». Vedendo il lavoro si può ben capire il perché ci sia voluto tanto tempo per realizzare «solo» una sessantina di minuti di storia: il livello di produzione dei quattro episodi è altissimo, la fotografia è di primo livello, i toni bluastri degli interni notturni in Nord Corea, dove la luce elettrica non è consentita, la patina grigiastra del mare e in generale di tutti i paesaggi naturali o urbani che si intravedono sono un elemento fondamentale per creare l’atmosfera di oppressione e di isolamento che regna nel Paese.

Le musiche spesso virano verso il noise ed accoppiate a un montaggio a volte frenetico e a immagini quasi sperimentali in alcuni frangenti, fanno deragliare la storia in attimi onirici quasi dal sapore lynchiano, il Lynch di Inland Empire per intendersi. La narrazione non è lineare ma è composta da continui flash back che si intersecano lungo i quattro episodi fino a raggiungere il finale dove vengono risolti quasi tutti i nodi.
Se da un lato si tratta di un lavoro che esemplifica la creatività delle nuove generazioni di cineasti, capaci di districarsi e di trovare sbocchi espressivi anche in un medium relativamente nuovo, dall’altro, cosa forse più interessante, segnala come decenni di influenza del cinema asiatico di genere, coreano in primis comincino a farsi sentire.

Anche se l’ambientazione nord coreana potrebbe far pensare diversamente e l’urgenza dell’attualità potrebbe spingere verso una lettura univoca della serie, la tematica principale del lavoro non è tanto la situazione politico-sociale della Corea del nord , del resto troppo poco è il tempo a disposizione per sviscerare un argomento tanto complesso. Come succedeva nel lavoro precedente dei due fratelli, la colonna vertebrale del lavoro è costituita dalla dialettica fra responsabilità verso la comunità e il senso di compiutezza individuale che solo la vendetta portata ai suoi estremi può portare.