Non c’è conferma del fatto che Giuseppe Siino – 48enne operaio morto venerdì notte schiacciato in mezzo ai rulli alla Alma, azienda per cui lavorava da 20 anni – ieri sarebbe andato a manifestare a Firenze per i suoi colleghi di Gkn. Ma è bello pensarlo.

PER UN INCREDIBILE COINCIDENZA Campi Bisenzio è la stessa e la distanza tra le due fabbriche in linea d’aria c’è poco più di un chilometro. Mille metri che hanno diviso una grande lotta dall’ennesima morte sul lavoro, il tutto nella Toscana che in queste settimane è l’epicentro da una parte della lotta operaia più forte e innovativa da anni e, dall’altra, ha il record di morti sul lavoro: almeno sei nelle sole ultime quattro settimane di fine estate.

«A pochi metri da noi. Quasi come tutto attorno a noi volesse ricordarci quanto questo mondo sia ormai intollerabile, quanto è irrimandabile insorgere», ha commentato il Collettivo Gkn già ieri mattina e ieri durante la manifestazione ha dedicato un minuti di silenzio.

Giuseppe Siino, foto Ansa

L’Alma spa è industria specializzata nella produzione di moquette. La dinamica dell’incidente riporta alla memoria Luana, la 22enne morta il 3 maggio nel non lontana Prato, città in cui viveva Giuseppe: l’operaio del reparto di agugliatura, quello che trasforma la fibra in moquette, è rimasto schiacciato tra due rulli di stoffa e uno di gomma, riportando un trauma toracico che ne avrebbe provocato il decesso sul colpo.
Il responsabile del reparto di rifinizione dell’azienda, Saverio Giorgetti, ha spiegato che «la macchina in cui è avvenuto l’incidente è lunga cinque metri e larga due e che al momento dell’incidente vi lavoravano due persone: l’operaio che è caduto nei rulli e il caporeparto: nessuno si sarebbe accorto dell’incidente fino a che il macchinario non si è fermato, anche perché il macchinario è molto rumoroso. A quel punto il capo reparto è andato a controllare e ha visto il corpo del compagno di lavoro imprigionato nei rulli».

A liberarlo sono stati i colleghi. Vani i tentativi di salvarlo da parte dei sanitari del 118, che hanno tentato di rianimarlo per circa 50 minuti. Sempre in base ai primi accertamenti, il macchinario non presenterebbe segni di manomissione, in particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza – accertato invece nel caso di Luana.

Il macchinario è stato comunque sequestrato su disposizione del pm Ornella Galeotti della procura di Firenze che si è subito recata sul luogo dell’incidente insieme agli ispettori della Asl.

«Le titolari e l’azienda intera sono sconvolte per quanto accaduto ad uno dei suoi dipendenti, che lavorava presso l’Alma da quasi 20 anni. In questo momento di profondo dolore la proprietà e l’azienda sono vicine alla moglie e alla figlia, alle quali non faranno mancare ogni sostegno necessario anche in futuro», afferma il legale della società Alma spa, avvocato Olivia Nati. «L’Alma – aggiunge il legale – rimane a disposizione degli organi inquirenti per tutti gli approfondimenti necessari a ricostruire la dinamica della disgrazia, consapevole che, da sempre, la società ha rivolto la massima attenzione ed ogni opportuno investimento per la tutela e la sicurezza dei propri lavoratori».

UNA AFFERMAZIONE CHE ANDRÀ vagliata con attenzione. «Va posto rimedio alle evidenti insufficienze dei sistemi di prevenzione e controllo. Le istituzioni e il Governo intervengano su questa emergenza – denuncia la Cgil di Firenze – . Da mesi, anni sentiamo promesse di intervenire sulle mancanze e i limiti delle norme ma anche di porre rimedio alle evidenti insufficienze dei sistemi di prevenzione e controllo. Si tratterebbe nel caso di ieri sera tra l’altro di un’azienda non sindacalizzata: non abbiamo certo la pretesa di risolvere tutti i problemi del mondo ma il Covid dimostra che la nostra presenza nelle aziende ha aiutato la gestione della emergenza sanitaria».