Hanno detto di no anche a feriti e donne incinte. Malta e Italia non solo continuano a rifiutare lo sbarco dei 278 naufraghi salvati da Open Arms, ma hanno risposto negativamente perfino alla richiesta della dottoressa di bordo di evacuare sette persone «gravemente ustionate» e due donne incinte «con sintomi di nausea e debolezza». Una di loro si chiama F. e ha 18 anni. Circa un mese fa è stata violentata da un collaboratore dei suoi carcerieri libici, con una pistola puntata alla testa. Lo racconta il personale sanitario di Emergency, che si occupa dell’assistenza dei naufraghi e applica a bordo gli stessi protocolli anti-Covid messi in pratica nella fase più dura dell’emergenza in ospedali (Brescia), terapie intensive (Bergamo) ed Rsa (Torino).

Un ragazzo somalo scruta il mare dalla nave Open Arms, foto di Santi Palacios / Ap

I NAUFRAGHI sono stati salvati in tre diversi interventi, tra l’8 e il 10 settembre. 56 sono minori non accompagnati. Un bambino ha due anni e un altro tre. È a queste persone che Roma e La Valletta negano da una settimana un porto sicuro. «La situazione a bordo è complessa, le condizioni meteo sono in peggioramento, tutti i naufraghi sono in condizioni fisiche e psicologiche precarie, tutti hanno alle spalle storie di torture e abusi nonché il trauma della traversata», scrivono Emergency e Open Arms.

INTANTO SULLA ROTTA del Mediterraneo centrale sta tornando la Alan Kurdi, della Ong Sea-Eye, dopo quattro mesi di pausa forzata a causa di un blocco amministrativo decretato dalla guardia costiera italiana. Ha voglia di ripartire il prima possibile anche Mediterranea, che dopo aver messo fine al blocco di una nave più lungo di sempre, quello della Etienne con 27 naufraghi a bordo, si trova vicino Pozzallo in attesa di disposizioni sull’eventuale quarantena dell’equipaggio. Tutte le persone salvate sono risultate negative al Covid-19. Tra loro c’era una donna che si credeva incinta, ma si è scoperto soffrire di una patologia che le causa emorragie. Né nelle prigioni libiche, né nella lunga fase di stallo davanti Malta aveva potuto vedere un medico.