La cultura hip hop, con le sue radici che affondano negli anni Settanta, rappresenta un movimento culturale e musicale che ha profondamente influenzato il panorama artistico e sociale contemporaneo. Durante i suoi primi anni di esistenza, l’MCing, il B-boying, il Writing e il DJing con le nuove tecniche di missaggio, stavano prendendo forma come linguaggi creativi nei quartieri neri e latini di New York, definendo la propria architettura jam dopo jam. L’hip hop era principalmente una pratica dal vivo, con le strade che si trasformavano in palchi estemporanei e le feste di quartiere in altari dove si celebrava quella creatività emergente.
In questo contesto non esisteva ancora una forma d’arte registrata, e il concetto di «disco rap» come lo conosciamo oggi era ancora distante qualche anno. La sfida di trasformare una performance live in un brano di tre minuti da incidere su un vinile, associata alla mancanza di interesse da parte delle etichette discografiche nell’investire in quella nuova musica, rappresentavano ostacoli significativi. Fu così che la radio si rivelò il mezzo più adatto per accelerare la traiettoria creativa e commerciale della musica rap.
Se alle origini di questa cultura la sacra triade dei dj era formata da Grandmaster Flash, Afrika Bambaataa e Kool Herc, con l’ascesa dei dischi rap sulle frequenze fm di New York City nella decade successiva, i dj che divennero icone grazie ai loro leggendari programmi furono Afrika Islam, Mr. Magic e il leggendario Kool DJ Red Alert. Questi dj hanno svolto per l’hip hop un ruolo simile a quello di Alan Freed nel rendere popolare il rock’n’roll negli anni Cinquanta.
Nel 1981, Mr. Magic segnò un momento storico, diventando il primo dj sulle frequenze di una radio commerciale con uno show interamente dedicato all’hip hop. Inizialmente ospitato su WHBI e successivamente su WBLS, Rap Attack con Mr. Magic, insieme a DJ Marley Marl e Fly Ty, rappresentò una pietra miliare nella diffusione del genere. Questa transizione portò le registrazioni delle feste hip hop locali e delle cassette con le battle tra crew nelle case di milioni di ascoltatori. Il programma contribuì in modo significativo a legittimare l’hip hop, allora considerato una moda temporanea, lanciando diverse carriere e dando vita a leggendarie esibizioni improvvisate di artisti emergenti.

«ZULU BEAT»
Negli anni successivi l’etere si arricchì di numerosi altri programmi radiofonici hip hop; di particolare importanza quello di Afrika Islam, Zulu Beat, e degli Awesome 2, omonimo; entrambi gli show hanno contribuito in modo significativo a plasmare il paesaggio sonoro hip hop, regalando agli ascoltatori un’esperienza musicale indimenticabile. Il limite di quegli show era che avevano solo portata locale. Le loro registrazioni hanno assunto nel corso del tempo un valore considerevole, divenendo una sorta di moneta di scambio preziosa tra gli appassionati del genere. Gli ascoltatori le consideravano una sorta di mappa sonora sulle ultime novità, guide commentate dai loro dj preferiti.
Nel 1983 Red Alert si impone come il dj e conduttore radiofonico più in vista di New York grazie al suo mixshow del venerdì e del sabato sera sulle frequenze di Kiss FM, Kiss Master Mix Party. Conosciuto per la sua abilità nel presentare in anteprima le ultime novità e nel mixare le diverse tracce e generi con maestria, Red Alert ha creato un programma coinvolgente e innovativo. Come ricorda Russell Simmons, noto imprenditore e cofondatore della Def Jam Recordings insieme a Rick Rubin: «In quegli anni alla radio c’erano solo i programmi di Mr. Magic e Red Alert. Tutti i nuovi dischi pubblicati dalla mia etichetta li portavo personalmente a Red Alert, in anteprima. Era la massima autorità in città. La radio è stata storicamente uno dei mezzi di distribuzione più importanti per le case discografiche. Un esempio evidente è che proprio mentre etichette indipendenti e major iniziavano a mettere sotto contratto artisti hip hop, allo stesso modo cercavano i dj con accesso alla radio per diffondere i loro singoli. Red Alert portava quella musica direttamente dalle onde radio ai club; finita la sua trasmissione il dj si dirigeva in uno dei locali più famosi di NYC, il Latin Quarter, dove continuava a far ballare la gente sulle note delle novità della settimana».
La dinamica raccontata da Simmons era una pratica obbligatoria per tutte le etichette discografiche; Il programma radiofonico di DJ Red Alert non era solo uno show hip hop, ma un vero e proprio passaporto per il successo musicale. Le sue selezioni erano come un faro nella scena musicale, illuminando il cammino dei futuri successi e gettando l’ombra su ciò che non avrebbe brillato. La sua voce diventò il timbro dell’autenticità, la sua playlist un rito di passaggio, e il suo rifiuto, il marchio indelebile di un flop inevitabile. L’importanza di DJ Red Alert emerge chiaramente non solo attraverso il notevole numero di brani rap in cui viene citato, ma anche grazie alle sue oltre cento apparizioni in video musicali.
Questi programmi radiofonici hanno contribuito a sostenere la diffusione del movimento stabilendo un profondo legame tra gli artisti e una platea sempre più vasta di ascoltatori. Hanno contribuito, inoltre, a introdurre una vasta gamma di stili e suoni all’interno del genere. Gli ascoltatori hanno potuto esplorare diversi sottogeneri e approcci musicali, contribuendo così a rompere barriere geografiche e socio-culturali. Dai pionieri come Mr. Magic agli innovatori come Kool DJ Red Alert, la radio ha trasformato l’hip hop da una pratica locale a un fenomeno globale.

NUOVA GENERAZIONE
Negli anni Novanta, una nuova generazione di dj ha portato avanti il testimone degli show hip hop in radio. In particolare, Stretch Armstrong e Bobbito Garcia, noti come Stretch and Bobbito, hanno condotto uno dei programmi radiofonici più influenti del decennio. Il loro spettacolo, trasmesso su WKCR, è stato una piattaforma fondamentale per artisti underground come Nas, Jay-Z e The Notorious B.I.G. L’ingresso nel nuovo millennio ha visto ulteriori innovazioni nelle radio hip hop; il programma di Sway Calloway e King Tech ha introdotto un format innovativo, con tanto di diretta video, che ha ridefinito il concetto di radio. The Wake Up Show è diventato terreno fertile per la scoperta di nuovi talenti, offrendo agli ascoltatori la possibilità di immergersi in sedute di freestyle epiche. Anche il Combat Jack Show ha rivoluzionato il panorama radiofonico con la sua audace esplorazione della cultura hip hop. Attraverso interviste e conversazioni approfondite, il programma ha offerto una piattaforma unica per raccontare storie autentiche, trasformando il modo in cui il pubblico interagisce con la cultura e le storie dietro di essa.
Anche oggi, in un mondo in cui la musica è facilmente accessibile online e le piattaforme di streaming offrono un’incredibile varietà di contenuti, la radio continua a essere un punto di riferimento per la musica. Di sicuro, ha dovuto adattarsi all’era digitale e molte stazioni trasmettono anche online, consentendo agli ascoltatori di accedere alla musica in streaming o via podcast. Per comprendere appieno l’influenza degli show hip hop sulle onde fm, è impossibile non citare le liriche di MC Shan nella leggendaria traccia The Bridge: «Mr. Magic’s rap attack, your world was crushed». Quei programmi radiofonici hanno scosso le fondamenta dell’industria dell’intrattenimento, contribuendo a ridefinire il panorama musicale e culturale.