Superate le forche caudine della commissione Giustizia grazie a un patto al minimo comune denominatore tra Pd e Pdl raggiunto lunedì notte in zona Cesarini – votato anche da Sel, con il no della Lega e l’astensione di Scelta civica – la legge che introduce nell’ordinamento penale i reati a sfondo omofobico e transfobo approderà, come previsto, dopodomani in Aula alla Camera, ma in un clima di ristrettissime intese. Tanto strette da atomizzare anche lo stesso centrodestra berlusconiano.

Da un lato, quelli come l’ex ministro Mara Carfagna che apprezzano l’emendamento con cui i due relatori Scalfarotto (Pd) e Leone (Pdl) hanno interrotto l’ostruzionismo che rischiava di arenare l’iter in commissione prima della pausa estiva, e dall’altro i falchi teolib alla Sacconi che considerano il testo «irricevibile per coloro che credono nel diritto naturale e nella libertà di opinione». O alla Brunetta che continua a ripetere «la priorità è l’economia». È il loro coordinatore Sandro Bondi a descrivere bene la situazione: «D’ora in poi terrò gelosamente per me le mie convinzioni sui temi etici riservati alla coscienza di ciascun parlamentare. Troppi infatti nel mio partito, anche dai banchi del governo, pretendono di imporre una linea vincolante per tutti sia ai cattolici che ai laici, per ragioni che nulla hanno a che fare con la libertà di confronto e di coscienza».

Il dissenso dei falchi tiratori del Pdl è rappresentato da quel concetto tanto fumoso quanto ripetuto della criminalizzazione di «ogni opinione critica sulla omosessualità e sui “diritti” che alcuni ad essa vorrebbero connettere», per usare le parole dell’ex ministro Maurizio Sacconi. «Non è assolutamente così – gli risponde lo stesso Leone – Io per esempio sono contrario ai matrimoni gay, ma per questo potrei essere perseguito penalmente per omofobia?».

Ma anche a sinistra c’è maretta. Se una parte delle associazioni glbt si ribella proprio alla definizione semantica del reato – «una legge che contempla l’omofobia, cioè la paura, e non l’odio e la discriminazione contro gli omosessuali, potrebbe essere difficilmente applicabile nelle aule di tribunale», sostengono – c’è chi come il M5S bolla il testo come «vuoto», perché non adotta le definizioni delle risoluzioni del Parlamento europeo. Mentre l’Arcigay avverte: «Una legge che non estende anche le aggravanti è discriminante e non sarà accettata». L’associazione ha rilanciato l’allarme «circa un emendamento firmato da alcuni deputati Pd che vorrebbero escludere i cosiddetti “hate speech” omotransfobici, cioè l’incitamento e la propaganda alla discriminazione».

Per spiegare leggiamo le carte. Il testo licenziato dalla commissione Giustizia si ferma all’estensione dei primi due articoli della legge Mancino (che nel 1993 modificava la legge Reale del 1975). In particolare, verrà punito chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione, di violenza o provocazione alla violenza «per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sull’omofobia o transfobia» (art. 2, comma 1). Una frase, quest’ultima, che ritroviamo anche nell’estensione dei reati di associazione a scopo di incitamento alla discriminazione o alla violenza (art.2, comma 3). Con la stessa dicitura – «fondati sull’omofobia e transfobia» – un emendamento comune di Pd, Sel e M5S presentato in commissione tenterà di modificare in Aula anche le aggravanti specifiche (articolo 3), perché è proprio questo il punto su cui l’accordo col Pdl è saltato.

Ma – fa notare l’onorevole Daniele Farina, componente di Sel in commissione Giustizia – il supposto reato di opinione che i falchi teolib agitano a mo’ di clava in realtà sarebbe escluso a prescindere dalle modifiche apportate dalla legge Scalfarotto. «È infatti la stessa legge Mancino – spiega Farina – che prevede la punizione della propaganda delle idee nel solo caso in cui queste siano “fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico”. Non vengono cioè contemplati, in questo passaggio della legge, né l’odio politico né quello religioso, che invece compaiono nella frase successiva. Quindi non sarà possibile estendere questo tipo di reati nemmeno all’odio contro le persone omo e transessuali, che poi è l’omotransfobia».

Se ne discuterà a lungo e ancora, in Aula. E, al netto delle strumentalizzazioni, è un primo passo verso un Paese più colto e civile.