Bisogna esserci stati, a Castellania, specialmente la sera quando va sotto il sole. Quattro case e un campanile su un cocuzzolo, una propaggine di terra che non è più pianura, non è ancora montagna, e dove già arriva, a seconda del vento, l’odore del mare: Castellania pare proprio il nido di un grande uccello di palude. Da lì, dove cento anni fa nacque, l’airone Coppi si spostò nella vicina Novi Ligure per fare il garzone di macelleria.

Ce lo accompagnò il babbo col barroccio. E non poteva finire altrove. Di Novi era Girardengo, il Campionissimo, così chiamato da Colombo che aveva finito le parole per descriverlo, e gli toccò inventarsene una. E di Novi era Cavanna, che Girardengo aveva già allenato. Divenuto nel frattempo cieco, gli bastò un massaggio alle gambe affusolate di Fausto per comprendere che gli era capitata tra le mani esperte un’arma impropria. «Vai a letto presto e mangia solo carne», la raccomandazione che gli fece, in quell’Italia dove il premio a diventare campioni era di poter fare di virtù necessità, e di affrontare la bistecca, sogno dei poveracci, per dovere.

Così Fausto divenne a sua volta Campionissimo un giorno di maggio, nel momento stesso in cui Bartali iniziava a maledirlo. Poi la guerra, la prigionia in Africa, la risalita avventurosa in bicicletta per la penisola dopo il temporale, e la rinascita alla Sanremo del ’46, quando, mentre usciva solo dalla galleria del Turchino e disperdeva il resto del gruppo, anche l’Italia rinasceva. E poi ancora gli altri trionfi, le fughe con Giulia, la perdita di Serse, le mille cadute a logorare un fisico troppo perfetto per non essere anche delicato.

E infine l’ultima fuga, fatale, in Alto Volta, la malaria e la scomparsa quando ormai l’uomo e la leggenda erano già una cosa sola.
Oggi a Novi arriva il gruppo a rendergli omaggio. Ma non sarebbe stato completo questo giro all’incontrario nella memoria del ciclismo, del paese, della gente per la strada, se non si fosse passati a far visita, a San Zenone Po, a chi, Gianni Brera, quelle vicende le ha raccontate meglio di chiunque, più ancora che per la sapienza nel mescolare le parole, per un’intelligenza istintiva delle cose, che gli derivava dall’essere il suo impasto fatto della stessa materia culturale e antropologica degli eroi che raccontava.

La volata finale di oggi è funestata dal vento contrario e condizionata dal timore di esporsi troppo presto. Viviani annaspa nelle retrovie e non trova la ruota giusta, come sempre Ackermann parte lungo ma Ewan trafora il vento e torna a mettere la ruota davanti agli altri velocisti.