“La leggenda del pianista di jazz. Omaggio ad Amedeo Tommasi” è il titolo della serata (20 settembre) che ha inaugurato la rassegna “Jammin’” (organizzata dal Saint Louis Music College)  alla Casa del Jazz. Ricordo importante, perché Tommasi – uno dei maggiori pianisti-compositori del jazz italiano, scomparso il 13 aprile 2020 ad 85 anni – è stato didatta nella scuola romana fin dalla sua nascita, nel 1978, e per un lungo periodo, lasciando segni indelebili nei suoi allievi. Artista colto, arguto, ironico, amante del jazz nel profondo, Amedeo Tommasi ha fatto della musica la professione di una vita, lavorando in molti ambiti, dal cinema alla tv, sempre ad altissimi livelli. La serata è stata l’occasione per ricordarlo anche e soprattutto attraverso la presentazione di un progetto discografico del direttore del Saint Louis, il musicista Stefano Mastruzzi. Come lui stesso racconta, nel 2018 “Amedeo ha registrato ventidue brani in piano solo, senza leggere una sola nota, un fluire impetuoso di modulazioni metriche e armoniche, di audaci riarmonizzazioni”.

DA QUELLA BASE Mastruzzi è partito per creare degli arrangiamenti-orchestrazioni che fossero “un contrappunto dialogante, talvolta a contrasto, più spesso un’ideale evoluzione di pensieri musicali appena accennati”. Il tutto si è concretizzato nel Cd “Amedeo Tommasi – Orchestrazione e direzione di Stefano Mastruzzi” (Jazz Collection, 2021); è stato registrato con la formazione d’archi B.I.M. Orchestra, coordinata da Giuseppe Tortora, l’apporto di Federica Michisanti al contrabbasso nonché di vari pianisti. Nella serata alla Casa del Jazz, sempre con gli archi e con la direzione-narrazione di Mastruzzi, si sono ascoltati in apertura Silvia Olivier (allieva di Tommasi), in chiusura Margherita Flore e nel corso del recital pianisti di grande valore e personalità quali Sade Mandaricina, Alessandro Lanzoni e Vittorio Solimene. I dieci brani proposti hanno evocato varie stagioni, passate e più recenti, della poetica di Tommasi: dalle sue collaborazioni cinematografiche (La casa delle finestre che ridono per Pupi Avati; Magic Waltz e Danny’s Blues  per il Tornatore di Novecento) ai ritratti in musica (Camilla” el 2012, per la figlia di Mastruzzi), dalle avventure sonore con Chet Baker (Ballata in forma di blues) alle musiche per le soap opera (la sigla italiana finale di Santa Barbara). Un ricco caleidoscopio compositivo che le tessiture per archi a volte hanno esaltato ed altre hanno accentuato soprattutto sul versante melodico. Una serata, si diceva, significativa e un giusto ricordo per un Maestro, con la “m” maiuscola.