Dall’Australia agli Stati Uniti passando per il Regno Unito, il controllo dell’eutanasia clandestina scalda il dibattito pubblico. Tra i favorevoli alla legalizzazione preoccupati per la strage nascosta dei malati e i contrari preoccupati per le ricadute che la regolamentazione potrebbe avere, fa innanzitutto discutere la proposta dell’australiano Richard Di Natale, parlamentare federale dei Verdi eletto a Canberra. Non tanto per il dispositivo contenuto nel testo, quanto più per l’esser stato presentato a livello federale, sorpassando quindi gli annosi conflitti che bloccano i parlamenti locali.

Nel vecchio continente è il Regno Unito, con la proposta di Lord Falconer, a far discutere di legalizzazione dell’eutanasia. Dopo che in passato un simile disegno presentato da Lord Joffe è stato respinto tre volte, l’attuale testo osteggiato anche dal governo Cameron – come in precedenza da quelli Blair e Brown – attende il passaggio alla Camera dei Lord prima di trasferirsi ai Comuni e successivamente al sigillo di Elisabetta II.

Contemporaneamente dagli USA parte la campagna di Brittany Maynard, ragazza ventinovenne di Portland malata di cancro al cervello. I medici a gennaio le hanno dato quattordici mesi di vita e lei, per non cedere alle sofferenze degli ultimi istanti, si è trasferita in Oregon, dove l’eutanasia è legale, insieme ai familiari.

E’ qui che ha iniziato la sua battaglia mediatica per allargare il numero di Stati americani dove il “morire con dignità” è regolamentato. Ha creato una fondazione (www.thebrittanyfund.org) per raccogliere contributi destinati alla sua campagna e sta registrando video per sensibilizzare cittadini e parlamentari locali.

Il primo novembre, a quattro mesi dalla morte annunciata, assumerà i farmaci letali che già  le sono stati prescritti: «Voglio morire alle mie condizioni: godrò appieno di ogni istante della vita finché potrò, poi morirò. E’ una scelta etica, perché è la mia». Un appello che supera i confini del nuovo continente toccando anche le nostre coste dove il dibattito, al momento, è silenziato.