Oltre mille persone hanno partecipato giovedì 9 aprile all’assemblea che abbiamo intitolato al “mondo che verrà”. Per più di tre ore si sono succeduti circa trenta interventi, con una soglia di attenzione davvero inusuale per un’assemblea online. Un grande desiderio di partecipazione, di rottura dell’isolamento e di ricerca collettiva, che si è espresso anche in decine di richieste di intervento che, per limiti tecnici e di tempo, non siamo riusciti a soddisfare. Faremo meglio la prossima volta, cercheremo e troveremo gli strumenti per garantire che la partecipazione sia ancora più ampia. Intanto abbiamo cominciato, e la qualità del discorso, la convergenza su alcune questioni politicamente centrali è di buon auspicio per il futuro.

Abbiamo cominciato a prefigurare il nostro mondo che verrà. Ma abbiamo anche realisticamente analizzato le tendenze in atto nella congiuntura che stiamo attraversando. Ci attende una lunga transizione. Abbiamo messo l’accento sulle virtualità che la caratterizzano: sulla crisi di alcuni caposaldi del neoliberalismo, sul diffuso riconoscimento della salute come bene comune, sulla fine dell’austerità, sull’emergere della spesa pubblica come terreno irrinunciabile per lo stesso capitale, sugli spazi di critica che si aprono sul terreno del cambiamento climatico e del “modello di sviluppo”. Ma ci siamo anche domandati come sarà il capitalismo dopo la crisi, sulla traccia dei dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro (che stima a livello globale circa duecento milioni di nuovi disoccupati per via della pandemia) e della criminale perseveranza della Confindustria, per cui tutto può essere sacrificato sull’altare del profitto. Ci siamo interrogati sulle tendenze all’autoritarismo e al controllo sociale (in particolare attraverso l’estrazione di dati e il tracciamento), sulla politica della paura e della diffidenza nel tempo del distanziamento sociale, favorita dalla retorica dominante della “guerra”. E abbiamo convenuto che queste tendenze ci chiamano alla lotta e alla mobilitazione, per bloccare e invertire la loro affermazione “inerziale”.

Su questo sfondo abbiamo analizzato le lotte che, pur in un momento così difficile, si sono sviluppate con forza in queste settimane. Lotte operaie e lotte dei detenuti, lotte delle donne sul terreno della riproduzione sociale e lotte dei migranti nei centri di detenzione, reti mutualistiche e mobilitazioni delle sex workers: altre se ne potrebbero aggiungere. È attorno a queste lotte che durante l’assemblea sono cominciati a emergere punti strategici di programma per il nostro mondo che verrà. Si sono delineate convergenze programmatiche ampie, attorno a cui è auspicabile che si sviluppi nel prossimo futuro un’azione politica capace di rompere ogni steccato identitario.

È stato riconosciuto il valore fondamentale di un’azione capace di intervenire sul terreno della spesa pubblica e del welfare, spingendo verso la sua universalizzazione – a partire dal reddito (incondizionato). Le istituzioni della cura e la riproduzione sociale sono poi emerse come ormai definitivamente cruciali, sulla spinta del movimento transfemminista. A delinearsi è un campo di lotta per affermare spazi comuni, sfere pubbliche ma non statali, libere da ogni ipoteca familista e patriarcale. L’ostilità ai sovranismi rossi e neri ha poi caratterizzato in modo largamente maggioritario la discussione assembleare, che ha riconosciuto nello spazio europeo, da conquistare e trasformare in profondità, la scala minima di azione per i movimenti in questa congiuntura. Da questo punto di vista, è emersa con forza la centralità delle lotte attorno ai confini e alla migrazione, in mare e per terra. Infine, ma si potrebbe proseguire a lungo, abbiamo condiviso la rilevanza strategica del tema della riconversione, in particolare di fronte alla crisi climatica, e del ruolo della ricerca, che va riconosciuta come componente fondamentale del comune.

Dicevamo che era importante cominciare, che l’assemblea è stata appunto solo un inizio. Vogliamo proseguire aprendo laboratori e cantieri, lavorando alla costruzione di un’assemblea europea, preparandoci all’autunno intanto con un sostegno alle campagne in corso. Ci piacerebbe poi prefigurare un’articolazione territoriale, con un proliferare di assemblee intanto digitali. Useremo la pagina Facebook dell’assemblea e gli indirizzi email di chi ha partecipato per raccogliere proposte e comunicare le iniziative. Stay tuned!

Una cosa è certa. Nella situazione attuale è fondamentale resistere, ma resistere non basta. Occorre osare l’offensiva, agire su un terreno programmatico per dare consistenza e possibilità di affermazione al nostro mondo che verrà. Occorre liberare l’immaginazione e il desiderio, tornare a pensare in grande e individuare pratiche politiche all’altezza del tempo presente. Noi ci stiamo provando, ma da soli possiamo ben poco. Tutte e tutti insieme possiamo farcela.