Se il soggetto e la sceneggiatura di Logan si presentano come una variazione sul tema della saga Vecchio Logan scritta da Mark Millar già strutturata come un post-western apocalittico, il regista inietta nella vicenda del salvataggio di bambini mutanti creati artificialmente elementi sia della trilogia milleriana di Mad Max che altri derivati dalla tradizione fumettistica degli X-Men.
Rispetto a Wolverine – L’immortale, Logan, ambientato dopo il genocidio dei mutanti, è un film crudo, violento, arso dal sole in grado di centrare con attenzione il tema portante della saga degli X-men, ossia la trasmissione e l’educazione. Ambientato oltre il confine messicano con precisi riferimenti al muro trumpiano, attraversato da brutali corpo a corpo e spargimenti di sangue,

 

Logan è uno dei migliori film dedicati a un personaggio Marvel. Sovrapponendo l’Alan Ladd de Il cavaliere della valle solitaria a Wolverine, Mangold dichiara come il film di supereroi sia di fatto il nuovo western: il codice genetico del nuovo cinema hollywoodiano. Sui titoli di coda risuona la voce di Johnny Cash con The Man Comes Around: omaggio al grande solitario del country cui Mangold ha dedicato il film Quando l’amore brucia l’anima.