Il blocco stradale lungo l’autostrada A7, messo in piedi ieri da militanti di estrema destra e residenti, ha impedito ai pullman organizzati dagli antirazzisti di raggiungere Dokkum, nel nord dell’Olanda, per contestare l’annuale parata di San Nicola (Sinterklass) e del suo servitore, Pietro il Nero (Zwarte Piet).

Obiettivo della rete Kick Out Zwarte Piet era contestare la figura di Piet, introdotta a metà del 1800, nel periodo coloniale, e accusata di veicolare un’immagine stereotipata, negativa e caricaturale dei neri. La maschera di Piet prevede infatti labbra grandi, vistosi orecchini d’oro oltre alla faccia dipinta di nero. Il blocco stradale ha però impedito ai pullman di raggiungere la cittadina, spingendo il sindaco ad annullare la mobilitazione antirazzista e a far scortare i pullman dalla polizia. «Non è solo un personaggio folkloristico. È una caricatura razzista», ha spiegato Roelof Jan Minneboo, attivista olandese dell’organizzazione Nederland Wordt Beter. Quello di ieri è solo l’ultimo episodio contro il movimento antirazzista nei Paesi Bassi. «Ci sono state mobilitazioni sin dagli anni Sessanta ma i social network e, soprattutto, il violento e illegittimo arresto di due attivisti nel 2011 con la maglietta Zwarte Piet is Racisme hanno rafforzato il movimento» ha ricordato Minneboo.

Da quell’anno infatti, la polizia è intervenuta più volte per fermare i contestatori: nel 2014 aveva fatto il giro dei media internazionali la notizia di novanta persone arrestate a Gouda durante la parata annuale mentre l’anno scorso le forze dell’ordine avevano impedito agli antirazzisti di arrivare alla manifestazione indetta in una località vicino a Rotterdam. Lo stesso è accaduto quest’anno quando i pullman diretti verso Dokkum sono stati fermati dai residenti e dai militanti di estrema destra prima di essere scortati lontano dai mezzi della polizia.

Negli ultimi anni la figura di Zwarte Piet è stata così contestata e criticata da aver spinto alcune città, come Amsterdam o Rotterdam, a sostituirne Piet con un altro personaggio dall’estetica non identificabile con gli schiavi neri e i loro discendenti. Questo passo in avanti, seppur parziale, è arrivato dopo anni di mobilitazioni e discussioni che hanno spinto a intervenire anche il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani. In un report del 2015 infatti, l’agenzia delle Nazioni Unite raccomandava all’Olanda di promuovere il superamento delle caratteristiche «del personaggio di Zwarte Piet che riflettono stereotipi negativi e che sono vissuti dai cittadini di origini africana come simboli del passato schiavista». In riferimento alle mobilitazioni antirazziste a Gouda e nelle altre città, il Comitato invitava anche a investigare e puntualmente condannare eventuali abusi sui contestatori.

Secondo Jan Minneboo, la forte opposizione incontrata finora dai gruppi anti-Zwarte Piet è la prova del forte sentimento razzista che ancora pervade la società olandese: a suo parere, fare i conti con il razzismo e la xenofobia di oggi significa anche cambiare una tradizione che mostra la «realtà del passato coloniale dei Paesi Bassi». Tanto più in un paese come l’Olanda in cui la schiavitù è stata abolita ufficialmente solo nel 1863 e in cui l’ultima colonia a rendersi indipendente è stata il Suriname solo nel 1975.