Inizieranno quest’oggi le operazioni di riavvio dell’altoforno 1 dell’Ilva di Taranto. Fermo dal dicembre 2012 per i lavori previsti dall’Autorizzazione Integrata Ambientale, consentirà la ripartenza dell’accieria 1 collegata alla linea di produzione dell’altoforno e il rientro dalla solidarietà di oltre 300 operai. Mercoledì si è tenuto un vertice in prefettura a Taranto a cui hanno preso parte l’azienda, l’Asl, l’Arpa Puglia, Comune, Provincia, il prefetto e rappresentanti del ministero dell’Ambiente per fare il punto sui lavori svolti. Le fasi di riavvio dell’impianto si concluderanno entro la prossima settimana: la prima colata di ghisa è prevista per domani.

Con la ripartenza dell’altoforno 1 l’Ilva tornerà a marciare con tre altiforni (anche il 2 e il 4): l’altoforno 5 infatti, il più grande d’Europa e la cui attività contribuisce alla produzione del 45% del siderurgico, è stato fermo nei mesi scorsi e dovrebbe ripartire non prima della prossima primavera, dopo i lavori previsti dall’Aia. Con l’altoforno 1 di nuovo in marcia, i cui lavori sono stati effettuati da decine di aziende guidate dalla Paul Wurth, la capacità produttiva dell’Ilva raggiungerà il 60% circa del proprio valore massimo, con una previsione annuale di 6 milioni di tonnellate annue e 17mila tonnellate di ghisa al giorno. Il riavvio, secondo fonti aziendali, «sarà effettuato utilizzando una procedura consolidata a livello internazionale, con l’obiettivo di minimizzare gli impatti ambientali e di sicurezza legati agli inevitabili transitori associati all’avvio di un altoforno».

Anche per questo si attende la relazione tecnica dell’Ispra e di Arpa Puglia che dal 28 al 30 luglio si sono recati all’interno dello stabilimento per verificare l’attuazione dei lavori previsti dall’Aia e la loro reale efficacia in termini di impatto ambientale: nel caso di parere negativo, il rischio potrebbe essere quello di rallentare nuovamente la marcia dell’altoforno.

Intanto ieri il Senato ha dato il via libera al decreto legge «Fallimenti» all’interno del quale sono state inserite alcune norme del decreto “Ilva-Fincantieri”. Viene previsto che «l’esercizio dell’attività di impresa degli stabilimenti di interesse strategico nazionale non può essere impedito dal sequestro sui beni dell’impresa titolare dello stabilimento, quando la misura cautelare sia stata adottata in relazione ad ipotesi di reato inerenti la sicurezza dei lavoratori. Va inoltre garantito il necessario bilanciamento tra la continuità dell’attività produttiva, la salvaguardia dell’occupazione, la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro».

La norma si è resa necessaria dopo il sequestro dell’altoforno 2 dell’Ilva da parte della procura di Taranto in seguito all’incidente mortale dell’8 giugno scorso che causò la morte dell’operaio Alessandro Morricella. Ma l’azienda conta di ottenere direttamente il dissequestro dell’impianto da parte della magistratura, dopo la riunione della scorsa settimana in cui sono stati presentati nuovi documenti sulla sicurezza dell’impianto.