È la prima donna al mondo ad aver diretto una Cerimonia paralimpica, in chiusura dei Giochi di Sochi 2014. A Napoli aveva già supervisionato nel 2013 la Cerimonia di Americas Cup World Series, e ora la milanese Lida Castelli, direttore artistico e creativo di Balich Worldwide Shows, torna nel capoluogo campano a firmare regia e direzione artistica dello spettacolo che aprirà la XXX edizione delle Universiadi ideato da Marco Balich, il «cerimoniere d’Italia», un artista e produttore che ha alle spalle oltre venti Giochi olimpici, da Torino 2006 a Rio 2016, ed è il promoter d’eccezione della candidatura Milano-Cortina 2026.

Lida Castelli

Ai tempi di Expo Milano 2015, quando stavate ideando il Padiglione Italia e l’Albero della Vita, Marco Balich ha raccontato che il primo passo fu interpellare i più grandi sociologi italiani. Come vi siete preparati per le Universiadi?
Ogni volta che prepariamo un evento, la prima cosa che facciamo è studiare. Questa volta però abbiamo avuto a disposizione poco più di tre mesi. Ma Napoli per fortuna è una città a cui ci lega una conoscenza e un amore costruito negli anni. Personalmente la conosco da 30 anni.

Vi hanno definito «costruttori di emozioni». Questa volta la cerimonia artistica di apertura allo Stadio San Paolo si terrà dopo quella che si preannuncia come la più lunga parata di atleti nella storia delle Universiadi. Cosa vi inventerete?
Ciò che caratterizza le Universiadi è un mix tra sport e conoscenza. E al contrario di una cerimonia olimpica qui abbiamo 7000 atleti, provenienti da 127 Paesi, tutti molto giovani, tra i 18 e i 20 anni. Perciò, pur essendo in un luogo con una storia millenaria, abbiamo evitato un approccio didascalico e abbiamo voluto rappresentare una città e una regione proiettate nel futuro. Napoli, si sa, è un teatro all’aperto, dove la musica del linguaggio e la gestualità sono già coreografie. Dunque abbiamo attinto da lì, e anche dal teatro di Eduardo, dalla musica e dalla migliore tradizione culturale partenopea, e abbiamo rivisitato il tutto in chiave contemporanea. L’elemento simbolico e trasversale sta invece nella U delle Universiadi, Giochi che rappresentano i valori di universalità, di apertura, di pace… E a forma di U è anche il Golfo di Napoli, simbolo di un territorio dall’indole aperta, inclusiva, in perenne dialogo con l’altro, un territorio dal quale dovremmo tutti prendere ispirazione.

Ad illuminare le cerimonie d’apertura e di chiusura avete chiamato un lighting designer come Giovanni Pinna, tra i più eclettici d’Italia ma soprattutto un veterano del live entertainment, a suo agio negli stadi riempiti dalle rock star. C’è un particolare motivo?
Giovanni lo conosciamo da tempo ma poiché siamo sempre in giro per il mondo non eravamo mai riusciti a coinvolgerlo in una cerimonia. L’ultima volta che abbiamo fatto in Italia una cerimonia di questo livello era Torino 2006 e in quel caso il set designer era l’amatissimo Mark Fisher, disegnatore dei palchi degli U2 e dei Rolling Stones, perciò lì avevamo coinvolto Durham Marenghi che lavorava con lui e che pure aveva lavorato con musicisti come i Pink Floyd e i Rolling Stones. Perché l’attitudine, la capacità e l’esperienza che devi avere per illuminare uno spazio a 360 gradi com’è uno stadio, è la stessa di chi è abituato agli eventi rock. Lavorare in una cerimonia però è ancora più complicato che su un palco da concerto, perché il nostro “fronte” è davvero a 360 gradi. Giovanni Pinna sta facendo un lavoro straordinario: il nostro allestimento scenico è una cartolina ipertecnologica del Golfo di Napoli. La classica cartolina di acqua e vulcano si materializza nello stadio del San Paolo, tramutato per quella sera in un Golfo tecnologico. Avremo un fronte palco più “classico” dove si esibiranno i musicisti e sul cui sfondo compare un Vesuvio di luce. Poi c’è questa grande U illuminata sul campo, che è il nostro golfo ideale, dove siederanno gli atleti. Non svelo di più, aggiungo solo che ci sarà anche una grande gru, per le esibizioni aeree. Insomma, Pinna illuminerà tutto lo stadio, e anche il cielo.