Una sentenza della Corte Europea di Giustizia ha stabilito che gli Ogm ottenuti con le nuove tecniche di modifica genetica devono rispettare le stesse norme di sicurezza che regolano gli Ogm «tradizionali».
Prima di essere introdotti sul mercato alimentare, gli Ogm devono superare controlli rafforzati sul loro impatto sanitario ed ambientale. Secondo la direttiva europea del 2015, un paese può addirittura vietare la coltivazione di una varietà Ogm, come fa l’Italia.

La differenza tra Ogm «vecchi» e «nuovi» sta nel metodo usato per ottenere la varietà modificata. Fino a qualche anno fa, gli Ogm erano ottenuti inserendo nel Dna delle specie da modificare geni di altre specie, un metodo detto «transgenesi». Per esempio, nei semi di mais Ogm prodotti dalla Monsanto è presente il gene di un batterio, il Bacillus thuringiensis, che produce un pesticida naturale.

NEGLI ULTIMI DIECI ANNI, però, sono state scoperte tecniche efficienti per modificare il Dna senza inserimenti esterni. Questi metodi sfruttano enzimi in grado di modificare singole «basi» (le unità fondamentali dei geni), disattivando i geni o cambiandone gli effetti. Si chiama «mutagenesi» la tecnica più celebre e utilizzata (Crispr-Cas9) è stata inventata solo nel 2012. Poiché anche i metodi di selezione tradizionali procedono soprattutto per mutazioni di singole basi, gran parte della comunità scientifica e dell’industria agro-alimentare ritenevano sicure le nuove tecniche di modifica genetica. Invece, secondo la Corte europea «queste nuove tecniche permettono di produrre varietà geneticamente modificare a un ritmo molto superiore rispetto all’applicazione dei metodi di mutagenesi convenzionale» e dunque devono rispettare la direttiva sugli Ogm. Per le aziende che speravano nell’apertura di un nuovo mercato europeo per gli Ogm è una brutta botta. Le azioni del settore biotech legate alle applicazioni di Crispr hanno perso il 5% dopo la sentenza.

LA SENTENZA era molto attesa e ha sorpreso un po’ tutti. Infatti, in gennaio l’avvocato generale della corte (il magistrato che istruisce le cause europee) aveva dato parere opposto, suggerendo al giudice di esentare i nuovi Ogm dai controlli. Così si fa, del resto, anche negli Stati Uniti. Solo Francia, Olanda e Svezia si erano dette contrarie alla liberalizzazione. In Italia, la questione ha diviso molti oppositori storici agli Ogm: l’ex-ministro dell’agricoltura Martina e imprenditori come Oscar Farinetti (il creatore di Eataly) hanno appoggiato l’introduzione delle nuove modifiche genetiche. Slow Food e Coldiretti hanno assunto posizioni opposte, e oggi festeggiano.

MOLTO SPESSO, la corte europea si limita ad accogliere il parere dell’avvocato generale. Cos’è successo dal gennaio a oggi per convincerla a cambiare idea? È possibile che abbiano avuto un ruolo alcune recenti ricerche che hanno messo in dubbio l’efficienza della tecnica Crispr. Proprio sul numero della scorsa settimana dell’autorevole rivista Nature Biotechnology, infatti, è stata pubblicata una ricerca secondo cui le nuove tecniche di modifica genetica hanno un livello di precisione ancora insufficiente.

SECONDO LO STUDIO, compiuto dagli scienziati dell’inglese Wellcome Sanger Institute, gli enzimi utilizzati nel gene editing provocano mutazioni non desiderate nel Dna, cancellando intere regioni del genoma in modo attualmente imprevedibile.
Si tratta di una sorpresa relativa: le mutazioni non desiderate e i metodi per evitarle accompagnano lo sviluppo delle tecniche di modifica genetica sin dai loro inizi. Ma attualmente rappresentano il principale ostacolo all’applicazione di tali tecnologie sia sull’uomo che sul cibo.