La Lega la spunterà sulla carta in cambio di una piena retromarcia nella sostanza. Oggi il consiglio dei ministri licenzierà il nuovo decreto sulle chiusure, nel quale sarà inserito un passaggio, peraltro molto prudente, che andrà incontro alle richieste di Matteo Salvini che anche ieri mattina aveva insistito perché fosse messa nero su bianco la possibilità di allentare le restrizioni prima della fine di aprile in caso di miglioramento della situazione sanitaria. Perché «non si può stabilire il 30 marzo che non si potrà riaprire niente fino alla fine di aprile».

Il meccanismo che verrà inserito nel decreto, tuttavia, entrerà in vigore solo a fronte di «dati molto positivi», a partire da una data prefissata, probabilmente la metà di aprile, e comunque non dovrebbe implicare la possibilità di riportare anche le regioni in condizioni eventualmente molto migliorate in zona gialla ma solo quella di tenere aperti bar e ristoranti all’ora di pranzo. «Sprazzi di giallo», come li definiscono a palazzo Chigi.

La formula è una mediazione tra le esigenze leghiste e la resistenza del ministro della Salute, per cui anche solo parlare del possibile ritorno di alcune aree in zona gialla prima della fine di aprile avrebbe significato lanciare un messaggio doppiamente pericoloso. Prima di tutto Roberto Speranza teme che alludere a un allentamento a breve significherebbe incentivare i comportamenti a rischio. Insomma, molte persone, secondo il ministero, già tendono a comportamenti meno prudenti del dovuto: meglio evitare di spingere in quella direzione. In secondo luogo, parlare oggi di possibili allentamenti delle restrizioni vorrebbe dire autorizzare speranze destinate a essere poi deluse e dunque ad aumentare il disagio. «Le curve non salgono e scendono da una settimana all’altra», fanno notare dalla Salute.

La disputa è solo di facciata. Sulle possibilità che la situazione sanitaria «migliori molto» di qui a metà aprile nessuno, neppure Salvini, scommetterebbe un euro. Al contrario, i dati usciti ieri sulla base dello studio del ministero e dell’Iss e messi sul piatto della bilancia da Speranza inducono previsioni diametralmente opposte. La «variante inglese» è ormai largamente prevalente su base nazionale: l’86,7% dei casi al 18 marzo, con punte del 100% in alcune Regioni, ma il quadro potrebbe essere ulteriormente peggiorato da allora. Significa, sempre secondo lo studio, contagiosità aumentata del 35-40%. Le prospettive non lasciano certo immaginare una discesa dei casi tale da permettere riaperture nel giro di un paio di settimane.

Al contrario, secondo Speranza che sin dai tempi del governo Conte incarna la linea della massima prudenza, sarebbe consigliabile estendere le zone rosse anche nella prima parte di maggio. La mediazione, cioè la citazione di un possibile anche se molto improbabile allentamento basterà comunque a Salvini. Lo stesso leader leghista si rende probabilmente conto della realtà delle cose ma non può permettersi di passare per totalmente arreso, tanto meno a fronte dell’arretramento della Lega e dell’avanzamento di FdI nei sondaggi.

Sul tavolo del consiglio dei ministri oggi pomeriggio ci saranno altri due capitoli: il possibile ritorno dei concorsi pubblici in presenza e soprattutto la norma contro il personale sanitario che rifiuta di vaccinarsi. Ma su questo fronte una scelta chiara sul cosa fare ancora non c’è. Il provvedimento potrebbe essere rinviato a un prossimo decreto ad hoc.