Un posto nella lista del Pd, magari con l’etichetta da «indipendente» per Giuliano Pisapia e forse anche per la presidente della Camera Laura Boldrini . Ma rigorosamente nessuno spazio per gli scissionisti del Pd. L’idea del Pd renziano, riportata da Repubblica, avrebbe indispettito l’ex sindaco di Milano all’indomani del lancio della rete Campo progressista. Se n’è parlato ieri a una riunione fra Pisapia e l’ala ex Sel del gruppo Democratici e progressisti che aderiscono alla «rete». Alla riunione era presente, oltre ai deputati, anche il vicepresidente della regione Lazio Massimiliano Smeriglio. Invece non c’erano i bersaniani. Non perché si trattasse di un incontro segreto, giurano i convenuti: tant’è che il capogruppo Antonio Laforgia era stato informato.

Tantopiù che l’appuntamento era all’ora di pranzo in una sala dell’Hotel Nazionale, a piazza di Monte Citorio, non certo al riparo da sguardi indiscreti. Il capogruppo infatti si affretta a rassicurare: «Pisapia ha incontrato alcuni deputati di Mdp: un incontro informale per fare il punto su quello che si muove a sinistra. Io lo avevo già incontrato giovedì scorso, del resto con lui ho una frequentazione assidua visto che ero segretario del Pd milanese quando è stato eletto sindaco». Nessuna riunione separatista: «È chiaro che se abbiamo deciso di dar vita a Mdp non è per fare un partito dei fuoriusciti ma per ricostruire la sinistra, e questo percorso non può prescindere da chi si muove, come Pisapia, per lo stesso obiettivo».

L’oggetto del confronto era la strutturazione della rete e delle sue «officine», in pratica i circoli territoriali, per evitare il rischio di cacciarsi nel guaio di «un nuovo partitino». Che Pisapia giura di non voler fare. L’ex sindaco viene descritto come irritato dall’offerta renziana, vera o presunta. «Se Renzi pensa di trattarci come quelli che mendicano un posto in lista sbaglia di grosso. La nostra ambizione è un’altra: costruire un campo politico di centrosinistra. Non mi interessa entrare in una lista del Pd, non ci entrerò, nemmeno da indipendente», sono le parole di Pisapia riferite dall’agenzia Dire.

Ma queste voci avevano suscitato qualche malumore fra gli esclusi, o almeno non invitati. Come Roberto Speranza, golden boy di Mdp ’ala’ Ditta: «Pisapia ha detto cose che condivido. Quello che gli dico è che se c’è da costruire il centrosinistra noi ci siamo ma c’è bisogno di discontinuità non possiamo stare con chi dice ’Viva il jobs act e la buona scuola’. Mdp non è la ’cosa rossa’ settaria ma un progetto di ispirazione ulivista», quindi il Pd «non è un avversario». Ma neanche un compagno di strada,  per ora.

Il tema delle alleanze arriverà più avanti, dopo le primarie Pd e la legge elettorale. Troppe le variabili, per ora: la vittoria di Renzi, di molto o di misura, la sua scelta di alleanze di centrosinistra o «sistemiche» e cioè comprendenti anche il Nuovo centrodestra, come vuole Franceschini e non invece Pisapia e bersaniani. Alle amministrative Campo progressista non presenterà il suo marchio. «Dobbiamo puntare alla ricostituzione di un campo di centrosinistra, senza subordinate e tatticismi», spiega l’ex sindaco. Mdp invece parteciperà e il tema delle coalizioni con il Pd nelle città si porrà subito.
Ma ancora prima si porrà il tema di come far procedere il gruppo nato da ex Pd ed ex Sel su due gambe parallele ma convergenti. Non facile, a partire dai voti parlamentari: se ne parlerà oggi in una riunione. Ma già questa settimana le due anime si differenzieranno sul decreto Minniti. Potrebbe essere la prima volta di una serie. Il primo aprile (data non felicissima) a Napoli si svolgerà la prima assemblea nazionale nel nuovo movimento.