Inaspettata deviazione estiva. Lasciare l’afa e il frastuono ovattante della strada, lo sciame assordante dei pensieri, per il fresco silenzioso di una chiesa. Pausa. Forse è un tempio oppure una radura. Pausa. Distese d’ombra, e mari di profondità di campo. Aria speziata e assenze di suono prolungate. Ed ecco il vuoto, il luogo altro dell’altrove. Miracolosamente, sebbene attaccata ferita martoriata – a ogni dove e a ogni latitudine – l’essenza femminile del mondo, ancora si dà, si dona, si rivela, a chi sa percepirla, a chi sa risuonare della sua non belligerante bellezza. Pausa pausa e ancora pausa. “Chi medita...