A Roma il borsino delle occupazioni di licei e istituti tecnici registrava ieri 48 istituti occupati tra la periferia e il centro. Ventisette scuole sono state disoccupate, probabilmente altre lo saranno in questo fine settimana dopo i cortei che gli studenti medi terranno oggi in molte città italiane. In un reportage sul sito Dinamopress viene raccontata la situazione nella periferia est della Capitale dove licei e istituti come il Bottardi, il Francesco D’Assisi, l’Ambrosoli, il Benedetto da Norcia, l’Europa o il Kant sono stati occupati e dove da giorni si svolgono assemblee contro le grandi opere (Tav e il Muos) o sulla precarietà. A Bologna, a Napoli e a Pomigliano, nei giorni più intensi di queste occupazioni autunnali, si sono registrate tensioni più del solito tra gli studenti e i docenti.

Al liceo Sabin di Bologna, i docenti avrebbero accusato gli studenti di «violenza psicologica» e per questa ragione sarebbero in corso provvedimenti disciplinari, come le sospensioni. Una decisione che colpisce «una minoranza di studenti rispetto alla totalità degli occupanti – scrivono i ragazzi in un comunicato pubblicato sul sito StudAut.it – noi riteniamo che sia questa la violenza; vedere schiacciati i nostri sogni e il nostro desiderio di una scuola migliore». Il Genovesi di Napoli, uno dei licei simbolo della città partenopea in piazza del Gesù, è stato sgomberato dalla polizia il 26 novembre scorso dopo 12 giorni di occupazione. Quattordici studenti sono stati denunciati per occupazione di edificio pubblico e per interruzione di pubblico servizio. «Concepire la protesta come un mero problema di ordine pubblico, ed in quanto tale reprimerlo, è un atto fascista – hanno scritto in un comunicato gli studenti napoletani – l’intervento della forza anziché del dialogo, in un contesto politico, è assolutamente fuori luogo». Mercoledì 4 dicembre all’Istituto tecnico industriale Barsanti di Pomigliano è avvenuto un episodio ancor peggiore, se è possibile. Un centinaio di studenti hanno cercato di occupare l’istituto sull’onda della mobilitazione in corso in tutte le scuole della regione. Nella ricostruzione fornita sul sito dell’Unione degli Studenti, una volante della vigilanza assunta da pochi mesi da parte dell’istituto è intervenuta e ha prima minacciato i ragazzi che sono stati dispersi da «spari ad altezza d’uomo». Se confermato il fatto sarebbe di una gravità inaudita. Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha ridotto la nuova ondata di occupazioni autunnali ad un evento poco più che rituale e poi ha aggiunto: «È un fenomeno di cui parlare e discutere, che viene data per scontata, e questo fa male ai nostri stessi studenti – ha detto – Occupare la scuola è un atto grave e importante, lo si fa quando si ha un obiettivo, ma non è nella normalità. Dovrebbe essere una cosa estrema, ma se tutti gli anni, nello stesso periodo, avvengono le occupazioni, allora è fenomeno che non va bene».

Un’uscita che ha irritato non poco gli studenti: «Carrozza è antidemocratica – affermano gli studenti dell’Uds – Le occupazioni, come le autogestioni e le coogestioni che stanno riguardando numerose scuole in tutto il paese sono momenti di crescita, discussione e partecipazione. La politica sia lontana dalla condizione che vivono centinaia di migliaia di studenti in scuole sempre più in sofferenza». L’invito della ministra Carrozza a studiare il decreto che stanzia 465 milioni di euro in tre anni per assumere 69 mila docenti e finanziare un’infinità di microprovvedimenti, compreso il «welfare degli studenti», è stato accolto. E, a quanto sembra, gli occupanti hanno subito evidenziato il problema. Non solo il provvedimento viene finanziato aumentando le accise sulla birra e sugli alcolici, oltre che da un taglio all’assicurazione contro la disoccupazione (Aspi), ma è una goccia nell’oceano dopo 8,5 miliardi di euro di tagli alla scuola. Le occupazioni delle mense, come quella in via Principe Amedeo a Torino, oppure quelle delle case degli studenti a Roma (De Lollis o quella di Tor Vergata ribattezzata «Il Boccone del povero», pongono il drammatico problema – del tutto rimosso dal governo – del rifinanziamento del fondo per il diritto allo studio. Il governo sostiene di averlo rifinanziato con 100 milioni di euro. Gli studenti, attenti alle cifre, sostengono il contrario. Tra il 2012 e il 2013 il Fondo integrativo statale per le borse di studio è sceso da 163 a 151 milioni di Euro. Con il governo Letta si passa a circa 113 milioni. In Italia, dal 2006/07 al 2011/12 il numero di studenti beneficiari calato del 22%, mentre in Francia è cresciuto del 32%, in Germania del 33% e in Spagna del 59%.

Per rimediare a questa situazione gli studenti chiedono un rifinanziamento di almeno 300 milioni. Torneranno a farlo stamattina. A Roma il corteo degli studenti medi partirà da Piramide e un altro partirà dalla Sapienza verso il ministero della gioventù. All’università Tor Vergata ne è previsto un altro che contesterà l’anno accademico inaugurato dalla ministra Carrozza.