Per lui uomini, donne, vecchi, giovani, ricchi, poveri… tutti uguali, senza distinzione di razza, religione, preferenze sessuali. Messa così è sicuramente democratico, ma per altro verso è maledettamente sovranista perché quando scende in campo lui tutto il resto viene dopo. E’ del mal di denti che sto parlando, quello se ci si mette di buzzo buono da’ una pista pure alle coliche renali. Provare per credere. Ne sa qualcosa il povero Ezio che ha passato la notte a ingollare analgesici e whisky telefonando invano ogni tre minuti e mandando wathsapp a vuoto ogni due, al suo dentista. Lato B della medaglia di aver per dentista il Principe degli Odontoiatri; il professor Sbarlattani è a Boston per una convention, risponde la sua segretaria che ha finalmente aperto studio. Boooston??? ruggisce Ezio dalla cornetta facendo tremare la fibra ottica e mandando in tilt l’ADSL… e io come cazzo faccio!? Già perché Ezio di aghi e trapani ha più terrore che i vampiri dei paletti di frassino, i ferri in bocca lui se le fa mettere solo da Sbarlattani. Ci sarebbe l’assistente del professore, propone la segretaria, il dottor Tremante. Io da uno che si chiama così non mi faccio spremere manco un brufolo esplode Ezio e riattacca. E chiama il sottosegretario alla Sanità che oltre a essere un collega di partito è pure amico suo. Oh Luca, Ezio, senti sto qui che vedo le stelle sai dirmi chi è il miglior dentista a Roma… ma certo che lo conosco è da lui che vado… lo stronzo è in America… ah?… che è tedesco?… vabbè… indirizzo?

Ore 8 e trenta, Ezio è a Parioli in cerca d’un parcheggio col dente che non dà tregua e nemmeno il cellulare, la sua segretaria: con la lobby delle armi alle 9 che faccio? Disdici! E gli allevatori di lupi siberiani alle dieci? Disdici! La colazione con i sindacati dei paramilitari alle 11? Porca vacca ma che parlo turco? cancella tutti! Quattro metri e settanta di Suv da parcheggiare su viale Parioli non è impresa facile nemmeno per un Senatore, ma Ezio è pure Presidente di Commissione Parlamentare e lui l’auto la lascerà in doppia fila proprio sotto al civico del posto dove deve andare.

Addio parenti del caro estinto da sollecitare per le rate in scadenza, basta vecchie corone di fiori da riciclare e listini di casse da morto da aggiornare, e sopratutto niente più puzza di formaldeide che ti segue fin dentro a casa: la vita di Ambra è cambiata da così a così. Dopo anni al commerciale d’una ditta di pompe funebri ha vinto un concorso per vigili urbani e ora è in forza alla Polizia Locale di Roma Capitale grazie al marito di sua cugina che fornisce divise e accessori al Campidoglio. Novantaseiesima su novantasei. Pelo pelo. Una giovane vigilessa nella sua divisa nuova di zecca quindi, che a differenza di tanti colleghi vecchi, stanchi e demotivati, prende il lavoro molto sul serio e tra una pausa caffè e l’altra, quando si tratta di verbalizzare, verbalizza. E quello? proprio sotto i suoi occhi un Suv sta parcheggiando in un posto riservato ai disabili con tanto di cartello e striscia gialla…

E’ credente Alfredo ma i riti non li sopporta e in chiesa ci va a pregare da solo, anche se il contrasto tra il Cristo ligneo in croce sull’altare e tutt’intorno gli stucchi, i marmi, i broccati, gli ori… ultimamente gli crea un certo disagio. E al contrario di come spesso accade, più lui invecchia più la sua fede vacilla: porgi l’altra guancia? ma da quale pulpito… e perché non l’altra gamba? Maledetta polio! non c’è giorno che Alfredo non lo pensi almeno una volta; e maledetti mamma e papà che cinquant’anni fa non mi hanno vaccinato e maledetti tutti quelli che corrono, saltano e giocano a tennis alla faccia mia dannazione!

Come certi invalidi malmostosi Alfredo lotta duro per tenere a bada i suoi peggiori pensieri, molto meglio accettare la propria condizione e amen, giusto? Più facile a dirsi che a farsi. La cosa peggiore è che dopo cinquant’anni di straordinari, adesso comincia a battere la fiacca anche la gamba buona, col serio rischio di finire dalle stampelle alla sedia a rotelle. L’importante, si è raccomandato l’ortopedico, è mantenere l’arto funzionante in attività senza però sforzarlo inutilmente. E quello? proprio sotto i suoi occhi… un Suv sta parcheggiando nel posto riservato ai disabili con tanto di cartello numerato, lo stesso numero stampigliato sul permesso che tiene sul cruscotto della sua 500 L !

Lei qui non ci può stare. Ezio non fa in tempo a tirare il freno a mano che si ritrova ‘sta vigilessa che gli bussa sul vetro con le nocche e qualcuno dietro ai vetri fumè di una 500 L che gli lampeggia. Ignora l’una e l’altro Ezio, butta già l’ultima lunga sorsata di scotch e s’allontana a passo svelto. Sfanculando quella burina in divisa con le labbra rifatte e lo storpio al volante che ora s’è pure attaccato al clacson. Lei! gli urla dietro Ambra, favorisca patente e libretto, un medio alzato è la sua laconica risposta; oltraggio a pubblico ufficiale, guida in stato di ebbrezza, sosta in parcheggio disabili, vada vada che quando torna di auto ne trova due e si mette a compilare il verbale. Al che Ezio torna sui suoi passi, ma che ti scrivi deficiente? io a te ti mando a pulire i cessi a Pizzo Calabro, tuona, io sono stato eletto dal popolo! vuoi farmi una multa? presentati alle elezioni col PD, fatti eleggere e poi mi fai la multa! come sei entrata al comune eh? sicuramente a calci in culo raccomandata di merda! Ambra accusa il colpo… E tu! urla Ezio al tipo dietro al cristallo fumé, che cazzo ti suoni? il popolo italiano non mi paga lo stipendio per cedere il parcheggio a un andicappato. Ezio è un torrente in piena e le sue minacce si sentono lontane un miglio. Tanto urlate e motivate che Ambra batte in ritirata e Alfredo va a cercarsi un altro parcheggio.

DIN-DON, CLANG Ezio bussa, la porta si apre e ad accoglierlo c’è una hall tutta cristalli e capitelli di marmo con un acquario che occupa l’intera parete dietro alla reception. Il dottore ha appena chiamato che è in leggero ritardo intanto la faccio accomodare, una graziosa assistente gli fa strada in uno studio dove intanto può prender posto sulla poltrona odontoiatrica. E lo lascia solo con una musichetta di sottofondo che vorrebbe essere rilassante e invece risulta inquietante come in un film di Dario Argento.

Ezio si distende sulla poltrona reclinata dove davanti a lui pendono minacciosi trapani d’ogni forma e misura, metalliche serpi aggrovigliate che fingono di dormire. Allora volge sguardo altrove e quello gli cade sul freddo vassoio alla sua destra pieno di siringhe, pinze, tenaglie, bisturi le cui punte rilucenti lo abbagliano come lo sguardo di Medusa. Il suo cuore si mette a correre di brutto e lui a sudare. A quel punto nello studio entra un giovane medico con gli occhiali, il dottor Muller sta arrivando, dice afferrando una siringa, intanto le pratico la pre-anestesia. Io sono stato eletto dal popolo, delira Ezio, e lei a che titolo maneggia questa siringa? prima si presenti alle elezioni e poi ne riparliamo!

Non ce n’è bisogno, dal corridoio un rumore sordo si avvicina: la strana camminata del dottor Muller. Alfredo Muller. Il dentista storpio che dopo aver percorso sulle stampelle mezzo viale Parioli sottoponendo a inutile sforzo la gamba buona, riconoscerebbe Ezio tra mille. E sul suo volto si allarga un sorriso bastardo.

Trapano.

Tutti i diritti riservati ©2109 Enrico Caria