La copertina nera, di carta ruvida, che la casa editrice Frassinelli riserva all’ultimo romanzo di Dinaw Mengestu, riproducendo mimeticamente la versione originale della Alfred A. Knopf, è già una dichiarazione di intenti. La mano infantile che col gessetto scrive sulla lavagna il nome dell’autore e tira una riga sul titolo in stampatello maiuscolo – Tutti i nostri nomi – si ripropone con altrettanta assertività sulla quarta di copertina: siamo tutti prigionieri di un nome. A prima vista potrebbe sembrare un ammiccante esercizio estetico, ma a ben pensarci la pelle nera e granulosa che riveste il libro è l’indizio più eloquente...