Rinnovato per un altro anno il blocco economico, finanziario e commerciale contro Cuba. Il presidente Usa, Barack Obama, lo ha annunciato giovedì: per proteggere – ha detto – gli interessi del suo paese. Di conseguenza, le imprese nordamericane che intrattengono relazioni commerciali con l’Avana continueranno a essere sanzionate, come avviene da oltre cinquant’anni.

Obama ha precisato che verranno punite anche organizzazioni civili come Cuba Now, fautrici di un avvicinamento con la piccola isola. Il bloqueo – uno dei più lunghi della storia, condannato 15 volte dalle Nazioni unite – fu imposto dagli Usa il 7 febbraio del 1962. Venne convertito il legge nel 1992 e nel 1995. Obama presta così nuovamente il fianco alla sua diretta avversaria Hillary Clinton, che aspira alla prossima presidenza degli Stati uniti e che ha dichiarato: «Mi piacerebbe visitare Cuba, mi piacerebbe che ci muovessimo per levare l’embargo».

Oltre a un altro anno di blocco, gli Usa mantengono la pressione internazionale per evitare che Cuba intrattenga normali relazioni con il resto del mondo. L’Avana è l’unico paese che non ha firmato accordi bilaterali con l’Unione europea. Dal 1996, i paesi della Ue applicano al paese caraibico la cosiddetta «posizione comune»: una politica che condiziona le relazioni a presunti progressi in materia di «diritti umani», nell’intento evidente di favorire il bloqueo degli Usa. Sono in corso trattative per arrivare a un Accordo di dialogo politico e di cooperazione. Il 27 e il 28 agosto si è svolto a Bruxelles il secondo round di negoziati. I prossimi incontri sono previsti all’Avana entro la fine dell’anno e prevedono tre assi principali: la cooperazione, le relazioni politiche e istituzionali e il commercio. Accordi da raggiungere sulla base «dell’uguaglianza e del mutuo rispetto».

Cuba sopravvive grazie alle relazioni solidali con il continente latinoamericano, in primis il Venezuela socialista, ma anche il Brasile, ai quali risponde con medici, insegnanti e tecnici. L’Avana è così tornata al centro del nuovo «rinascimento» latinoamericano, ospitando o organizzando incontri politici e commerciali di portata internazionale.