È weekend di volata finale per l’America alla vigilia delle elezioni midterm che determineranno gli equilibri politici degli ultimi due anni di amministrazione Obama. In palio c’è soprattutto il senato che potrebbe passare sotto il controllo dei repubblicani (già in forte maggioranza alla camera). In parte le elezioni sono l’ultimo referendum sul presidente che sabato ha usato il tradizionale messaggio alle famiglie per esortare al voto. Nel discorso Obama ha enfatizzato la ripresa economica sottolineando il tasso di disoccupazione sceso sotto al 6% per la prima volta dall’inizio della crisi ricordando però, malgrado l’aggiunta di 10 milioni di posti di lavoro negli ultimi quattro anni, la necessità di fare di più per aiutare le famiglie e in particolare le lavoratrici.

«Anche se siamo nel 2014, ci sono donne che ancora guadagnano meno degli uomini per fare lo stesso lavoro. E in questo Paese non ci possono essere cittadini e lavoratori di seconda classe», ha detto il presidente. «Le donne devono avere una paga equa e devono avere le stesse possibilità di successo sul lavoro. Meritano di potersi mettere in aspettativa per prendersi cura dei nuovi figli, di un genitore malato, o prendersi di giorni di malattia». Un discorso mirato dunque a una componente fondamentale della coalizione obamiana: l’elettorato femminile su cui i democratici contano per arginare un’avanzata repubblicana che sembra inevitabile nelle elelzioni di mezzo termine che tradizionalmente favoriscono il partito di opposizione.

Non aiutano i sondaggi secondo i quali il gradimento di Obama rimane attorno al 40%; il 70% degli Americani si dichiara insoddisfatto della direzione in cui sta andando il paese. L’assenteismo che si prevede molto alto è un altro fattore che dovrebbe aiutare i candidati repubblicani tenendo lontani dai seggi in particolare giovani e minoranze etniche, altri pilastri dell’elettorato democratico. Nel suo discorso Obama ha cercato di motivare la base ricordando il suo impegno a favore del minimo sindacale, regolarmente ostacolato dall’opposizione repubblicana. «Il Congresso in sette anni non ha voluto varare l’aumento del salario minimo a $10.10 – ha ricordato il presidente -, un aumento di cui beneficerebbero 28 milioni di lavoratori, più della metà donne. Queste sono le politiche di buon senso che dovrebbero essere portate avanti».

Tuttavia se domani venissero confermati i sondaggi e i repubblicani dovessero ottenere la maggioranza in entrambe le camere del congresso, sarebbe assicurato un ostruzionismo ancora più sistematico alle riforme sociali di Obama.

Ad oggi quella sulla sanità pubblica rimane l’unico contributo concreto al welfare così sistematicamente smantellato dalle politiche liberiste delle precedenti amministrazioni repubblicane. I risultati di martedì determineranno in buona parte come verrà ricordato questo presidente e potrebbero incidere anche molto sulle strategie in vista delle prossime elezioni nel 2016 in cui il progetto repubblicano è chiaramente quello di sabotare l’amministrazione democratica per avvalersene nella campagna presidenziale.

La partita si gioca nella manciata di stati dove l’esito delle elezioni rimane in forse, il consenso dei sondaggi però assegna complessivamente ai repubblicani oltre il 65% di probabilità di ottenere la maggioranza parlamentare.