Lo «State of the Union» che Obama pronucerà stasera alle camere unificate sarà il penultimo della sua presidenza e il primo che farà a un congresso a maggioranza repubblicana. Ma non saranno compromessi quelli che il presidente elencherà nel discorso che tradizionalmente delinea il programma ideale della casa Bianca per l’anno a venire. Più che un effettivo programma politico, il discorso di oggi sarà il primo comizio elettorale della prossima campagna presidenziale.

I repubblicani che per la prima volta dai tempi di Clinton controllano sia camera sia senato, possono aspettarsi ben poche aperture.
In realtà da quando è uscito «sconfitto» dalle dalle scorse elezioni midterm, Obama è stato sull’offensiva a tutto campo, reinventandosi come il presidente «liberal» che molti a sinistra avevano auspicato rimanendo invece in gran parte delusi.

Negli ultimi due mesi il presidente ha preso una raffica di iniziative unilaterali: in rapida successione ha siglato un accordo sulle emissioni di carbonio con la Cina, annunciato una amnistia sull’immigrazione e varato uno storico disgelo con Cuba. Stasera Obama proseguirà la serie annunciando ufficialmente la proposta, anticipata la scorsa settimana, di sovvenzioni i universitarie per garantire studi gratuiti a tutti gli studenti almeno per i primi due anni – cosa non da poco in un paese in cui l’università è un bene di lusso e fonte di profondo indebitamento per le nuove generazioni (il decreto rappresenterebbe un sussidio di 3500 dollari per famiglia media). La spesa verrebbe finanziata con una riforma fiscale che aumenterebbe le tasse sui capital gain – i redditi su capitali e investimenti che sono una delle principali cause della voragine di diseguaglianza fra benestanti e il resto della popolazione.

Una ricetta insomma a base di più tasse e maggiore spesa pubblica che sembra fatta apposta per far imbestialire i conservatori già apoplettici per le recenti iniziative della Casa Bianca. Specie alla luce della inedita disinvoltura esibita da Obama che dopo le midterm aveva annunciato: «la mia presidenza è entrata nel suo ultimo biennio e nell’ultimo biennio succedono cose interessante».

All’atto pratico molte delle iniziative di Obama hanno scarsa possibilità di ottenere i voti necessari da un Congresso controllato dall’opposizione e diventare leggi. I repubblicani, che dopo cinque anni non si sono ancora rassegnati ad accettare la riforma sanitaria del presidente, hanno già annunciato battaglia su tutta la linea e grazie alla nuova maggioranza possono ora contare sul controllo delle commissioni parlamentari, organi cruciali allo smistamento di nuove leggi.

Per rendere l’idea, la commissione sull’ambiente è ora presieduta da Jim Inhofe, un «negazionista» militante del mutamento climatico; quella che amministra il budget della Nasa è amministrata da Ted Cruz, il leader Tea Party con un rapporto ugualmente problematico coi dati scientifici. Mitch McConnell, il neoeletto presidente repubblicano del senato, ha avvertito che Obama deve «abbandonare e iniziative unilaterali» e cercare il modo di «lavorare assieme» all’opposizione. In realtà il progetto repubblicano è di intensificare l’ostruzionismo ad oltranza che ha caratterizzato gli ultimi due anni per sabotare la presidenza democratica e favorire un candidato repubblicano alle presidenziali del 2016.

Il calcolo di Obama – dal canto suo – è di tenere i repubblicani sulla difensiva obbligandoli ad uscire allo scoperto con battaglie contro l’ambiente, gli immigrati e i lavoratori, sempre in vista delle manovre pre-elettorali che entreranno nel vivo con le presidenziali del prossimo autunno. Il presidente ha anche proposto di estendere la licenze di maternità per gli impiegati statali e da mesi perora l’aumento dei minimi salariali per i dipendenti pubblici, esortando le amministrazioni locali e le aziende private a seguire il suo esempio.

La Casa Bianca ha annunciato che il tema unificante del discorso sarà la «rivalsa della classe media» e Obama sicuramente sottolineerà i dati della ripresa economica cui ha innegabilmente presieduto dopo essere stato eletto al culmine della peggiore recessione da 70 anni. Dall’alto di un tasso di crescita economica che nel terzo trimestre 2014 ha raggiunto addirittura il 5% (attualmente sopra al 2%) e con una disoccupazione scesa al 5,6% da un picco del 10% 5 anni fa, Obama ha certamente un pò più di spazio politico per manovrare.

L’esito dell’ultima fase della sua carriera politica, che per molti versi comincia oggi, si misureranno nel 2016, con l’elezione del suo successore.