In viaggio nella Russia del 1926, Joseph Roth così annotava per la «Frankfurter Zeitung» una delle scene che più avevano colpito la sua immaginazione: «Torme di bambini abbandonati, pittoreschi e coperti di stracci, vanno a zonzo, corrono, stanno seduti per le strade – i besprizornye, che vivono di aria e di sventura». Come lui, tanti osservatori occidentali riferirono, scioccati, le condizioni strazianti della infanzia abbandonata in Russia, tra la fine della prima guerra mondiale e la metà degli anni Trenta. Il fenomeno, che nel 1922 raggiunse dimensioni impressionanti, con un picco di sette milioni di vagabondi minorenni, è al centro...