Ieri sono stati rilevati 235 nuovi casi positivi al coronavirus, 12 in più del giorno prima. Il contagio dunque accelera per il quinto giorno consecutivo, pur rimanendo su numeri limitati. 21 le vittime delle ultime 24 ore, che raggiungono il numero totale di 34854.

QUASI LA METÀ DEI CASI di ieri (95) sono registrati in Lombardia, ma ben 51 in Emilia-Romagna. Secondo il rapporto di sorveglianza è questa la regione in cui il virus cresce più rapidamente a causa di due focolai. Il primo è quello scoppiato intorno all’azienda di spedizioni Bartolini, che tra i dipendenti dell’impianto bolognese e il centro di accoglienza in cui vivono molti di loro ieri è cresciuto di altri 15 casi. 13 casi invece risalgono a un focolaio nel ravennate, partito dopo il rientro dal Bangladesh di alcuni residenti. Anche il Lazio, con 31 nuovi casi e un indice di trasmissione superiore a 1, è vigilato da vicino. Secondo l’assessore alla sanità del Lazio Alessio D’Amato, «l’aumento deriva principalmente dai casi di importazione e da un abbassamento del livello di attenzione. Vi è un calo di tensione e questo produce inevitabilmente un aumento dei casi. Registriamo anche un abbassamento dell’età dei contagi». Il dato è comune a tutta Italia. Secondo le ultime analisi dell’Istituto superiore di sanità l’età media dei malati nell’ultimo mese è scesa a 50 anni, mentre nella fase precedente dell’epidemia si è sempre mantenuta al di sopra dei 60 anni.

PROPRIO DA UN VIAGGIO in Serbia e dalla successiva imprudenza è nato un focolaio di Covid- 19 a Vicenza. Secondo il governatore veneto Zaia, l’imprenditore ora in gravi condizioni rientrato febbricitante in Italia senza isolarsi sarà segnalato alla procura «per valutare eventuali profili di colpevolezza». Ma per ora i casi legati al cluster sarebbero solo cinque. L’importazione di casi dall’estero non sorprende in ogni caso gli esperti, dopo la riapertura delle prime rotte aeree. Mentre l’Italia è fuori dall’emergenza, in gran parte del mondo questo è il momento peggiore della pandemia. «Nei mesi scorsi in Veneto c’erano 112 focolai, ora sono pochissimi e buona parte arriva dall’estero. I dati parlano chiaro, la pandemia sta scemando, le terapie intensive si stanno svuotando. Se si accendono nuovi focolai la causa è da cercare nella difficoltà delle persone di valutare il rischio negli spostamenti fra Paesi e nel rilassamento dei freni inibitori dopo mesi di paura», dice il virologo Giorgio Palù dell’università di Padova e oggi consulente di Zaia.

«Non abbiamo a che fare con una seconda ondata», concorda Fabrizio Pregliasco dell’università di Milano. «Il fatto è che il virus, seppur in modo limitato, continua a circolare ed è fondamentale intercettare e spegnere subito i focolai, mantenendo alta la guardia sui casi importati dall’estero». Cinque giorni di aumento dei casi sono un dato significativo e da non sottovalutare. Anche perché in diversi Paesi si stanno verificando pericolose seconde ondate e anche in Paesi vicini come la Spagna si torna in lockdown, seppure in zone limitate.

TUTTAVIA, SEBBENE l’estate non stia rallentando la circolazione del virus, i nuovi casi segnalati in questo periodo sfociano raramente in sintomi gravi. Il numero di persone ricoverate in terapia intensiva in Italia è in continuo calo: nella giornata di ieri si contavano solo 71 pazienti in rianimazione, 26 in meno di una settimana fa. Più che un presunto «indebolimento» del virus, conta il modo in cui vengono individuati i nuovi casi. Gran parte dei nuovi casi positivi oggi sono rilevati attraverso le campagne di screening o i test sierologici e non a partire dai sintomi.