“E’ un contesto criminale che si sta manifestando radicato e immune da penetrazioni”. Un contesto che ha portato a due nuovi arresti, nell’indagine della procura di Firenze sul “Sistema” dei grandi appalti con annesse tangenti. A finire ai domiciliari per concorso in corruzione sono stati Salvatore Adorisio e Angelantonio Pica, rispettivamente presidente del cda e amministratore delegato della “Green Field System”. Della società creata già alla fine degli anni ’90 da Ercole Incalza, ex capo della Struttura di missione del ministero delle infrastrutture, e dall’imprenditore Stefano Perotti. Costituita, scrivono i pm, “per mediare i rapporti di natura corruttiva fra Perotti, Incalza e Pacella (braccio destro di Incalza, ndr), con l’erogazione di somme di denaro per questi ultimi due”.

Negli atti dell’inchiesta, Adorisio e Pica sono tratteggiati così: “Operano nella società ‘Green Field System’ quali amministratori, ma anche quali prestanome per conto di Pacella, Incalza e Perotti”. La società è insomma riconducibile ai due principali protagonisti del Sistema, “legati da un rapporto societario di fatto” e per un breve periodo anche formalmente soci, prima di cedere le loro quote proprio ad Adorisio e Pica. In questo modo, annotano i sostituti procuratori Luca Turco, Giuseppina Mione e Giulio Monferini, “si è configurato uno strumento per assicurare, soprattutto a Incalza, un flusso di utilità costante negli anni”.

Soldi. Tanti soldi. Quelli che gli sono stati versati dalla Green Field, circa 700mila euro, “hanno costituito per Ercole Incalza la sua principale fonte di reddito dal 1999 al 2012. Ha guadagnato più dalla Green Field System che dallo stesso ministero delle infrastrutture”. Parole del gip Angelo Antonio Pezzuti nell’ordinanza di custodia cautelare per Adorisio e Pica, già indagati e incastrati dopo il ritrovamento di due buste, con circa duemila euro, nascoste dietro dei libri nella sede della società. Grazie ad alcune annotazioni recuperate con i soldi dai carabinieri del Ros, il giudice ha potuto stabilire che quei soldi facevano parte di una somma più alta, circa 50mila euro, già incassati da Incalza e Pacella. “Una provvista di denaro contante – ovvero non tracciabile – utilizzato per i versamenti illeciti in favore dei coindagati”.

La Green Field serviva per ricambiare con consulenze fittizie sia Incalza che Pacella, dopo che il Sistema assicurava a Perotti le direzioni dei lavori delle grandi opere appaltate dal ministero. Si va dall’alta velocità ferroviaria (nodo fiorentino, Terzo Valico, Brescia-Verona) ad autostrade come la Cispadana e la Orte-Mestre, dalle metropolitane di Roma e Milano ad alcuni lotti della A3 Salerno Reggio Calabria. E se Incalza aveva incassato 700mila euro – oltre a 500mila euro dalla Cmc di Ravenna e 250mila euro da Brescia Mobilità – il suo braccio destro Pacella non era da meno: “Ha percepito dal 2001 al 2008 – scrive il gip – dalla società Green Field la somma complessiva di 450.147 euro”. Più alcuni cadeau di Perotti alla famiglia, come viaggi aerei e cellulari.

Nel Sistema stanno trovando un ruolo centrale anche le “Ferrovie sud-est”, che gestiscono le infrastrutture pugliesi e hanno come socio unico il ministero delle infrastrutture. “Green Field System viene finanziata, direttamente o indirettamente, da Perotti e dalla società Ferrovie sud-est – annota il gip Pezzuti – che sembra essere, in qualche modo, strettamente legata a Pacella e Incalza, in virtù dei vincoli istituzionali e delle loro relazioni personali”. Soprattutto con l’ad Luigi Fiorillo che, oltre a essere debitore di Pica, Pacella e Incalza, era anche uno dei motori della società di consulenza: “Dal 2006 al 2011 – osserva ancora il gip – la Green Field ha ricevuto da Ferrovie sud-est oltre 2 milioni. Mentre ogni anno c’è una società del Perotti che corrisponde 30mila euro per prestazioni a Green Field”.

Per capire la dimensione del Sistema, basta pensare che la Struttura di missione diretta da Incalza ha gestito una media di 7 miliardi l’anno, in dieci anni, per le sole opere già appaltate. E lo scorso anno il commissario europeo Cecilia Malmstrom era stata esplicito: il costo medio dell’alta velocità in Italia è di 61 milioni di euro a km, contro i 10,2 della Parigi-Lione, i 9,8 della Madrid-Siviglia e i 9,3 della Tokyo-Osaka. L’alta velocità è costata 47,3 milioni al km nel tratto Roma-Napoli, 74 milioni fra Torino e Novara, 79,5 milioni fra Novara e Milano, e 96,4 milioni fra Bologna e Firenze.