Proseguono le violenze contro i profughi siriani in Libano. Attivisti dell’associazione italiana “Operazione Colomba”, presenti nel nord-est del Paese dei Cedri, hanno riferito al manifesto che nella notte tra il 5 e il 6 luglio è stato dato alle fiamme un campo vicino al Mafra Arzla, nell’area di Miniara (Akkar), abitato da 14 famiglie siriane originarie di Homs. L’incendio era stato preceduto da pesanti intimidazioni nei confronti di alcuni giovani del campo da parte di libanesi del posto. L’accaduto, piuttosto frequente, è la conseguenza diretta dell’atteggiamento del governo libanese che non ha ancora ratificato la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati e, pertanto, non riconosce ufficialmente l’esistenza di campi profughi dell’UNHCR. Questo obbliga i rifugiati a dover pagare un affitto ai libanesi per poter rimanere sui terreni, nelle abitazioni o nei garage in cui vivono. «Oltre agli interessi economici avvertiamo purtroppo un crescente sentimento di rifiuto dei profughi da parte delle popolazioni locali e delle forze maggioritarie nelle aree dove sono situati i campi – spiega Alex Zorba di “Operazione Colomba” – E’ un rifiuto trasversale che include tutti gli schieramenti politici e che rende più precaria la condizione di tante persone scappate dalla guerra e che molti libanesi vorrebbero rimandare subito indietro in Siria».