Deliveroo getta la spugna. Ieri la piattaforma di distribuzione di cibo a domicilio ha annunciato che a partire dal 6 settembre consulterà i suoi dipendenti sulla cessazione delle proprie attività economiche in Spagna. Formalmente, la compagnia, che in Spagna non occupa la posizione dominante del mercato, ha fatto sapere che ci vorrebbe un livello di investimenti «troppo elevato» con una rendita potenziale «molto incerta» per riuscire a garantirsi viabilità economica.

Certamente, nella penisola iberica Deliveroo ha molti competitor, ma è anche vero che il 12 agosto entra in vigore la legge voluta dalla ministra del lavoro Yolanda Díaz e probabile futura candidata di Unidas Podemos, che costringe le imprese analoghe a Deliveroo a contrattare i rider invece di considerarli false partite iva. Una delle prime in Europa. Glovo per esempio ha già annunciato che contratterà circa 2000 rider per continuare a operare rispettando la nuova legge.

Una legge che arriva dopo una serie di emblematiche sentenze, molte delle quali contro la compagnia inglese. A maggio, il tribunale supremo già sentenziò (per la seconda volta) che i rider di Deliveroo devono essere considerati dipendenti, confermando così una sua precedente analoga sentenza, del settembre scorso, su Glovo, e su 532 rider di Deliveroo a Madrid, sempre nel 2020. Nel comunicato, la compagnia non fa cenno alla nuova legge come una delle cause della decisione.

La consultazione interna durerà circa un mese. Nel caso in cui si decida effettivamente, come sembra probabile, di porre fine alle operazioni in Spagna, «la compagnia si accerterà che i rider e gli impiegati dispongano di un adeguato pacchetto di compensazione che rispetti tutta la normativa e la legislazione locale», secondo il loro stesso comunicato. Secondo l’agenzia Efe, la compagnia avrebbe intanto inviato ai suoi rider un documento annunciando loro che, in applicazione della nuova legge, verranno tutti assunti. Nello stesso documento la compagnia avrebbe fatto loro sapere che sta avviando il procedimento per il licenziamento collettivo.

Secondo l’agenzia di stampa spagnola, Deliveroo prevede che coinvolgerà 3871 fra rider e impiegati. Secondo la compagnia, la maggior parte dei suoi lavoratori sono a Madrid (1615) e Barcellona (758), ma in totale sono presenti in 40 città del paese.

Di qualche giorno fa la notizia che gli affari per la compagnia vanno a gonfie vele: nel secondo quadrimestre globalmente ha ottenuto una crescita dell’88% dei suoi ordini: in totale sono stati distribuiti 78 milioni di pranzi e cene.

Íñigo Errejón, leader di Más País, ha riassunto su Twitter che «se si chiama ‘imprenditore’ però il suo modello non funziona senza evadere le imposte e i contributi e senza sfruttare i suoi lavoratori, allora vuole dire che è un truffatore. Buon viaggio, Deliveroo».