Il 29 gennaio, al prossimo cda della Fiat, potrebbe essere presa una decisione storica: la sede del gruppo automobilistico potrebbe lasciare Torino, ed essere trasferita all’estero. Si parla dell’Olanda, ieri sono tornati in ballo gli Usa (per bocca dello stesso ad Sergio Marchionne), che certamente comunque, al minimo, verranno scelti come piazza principale per il titolo azionario (Wall Street per la nuova Fiat-Chrysler, e Milano secondaria). Ma la quotazione, in ogni caso, sempre parola di Marchionne, dovrebbe avvenire nella seconda parte dell’anno: adesso a far parlare sarà l’eventuale trasferimento del quartier generale.

Addio dunque a Torino, sede della Fiat sin dalla fondazione del gruppo, nel 1899, a opera di Giovanni Agnelli? Per quanto lo stesso Lingotto tenda a rassicurare, e a minimizzare un eventuale trasloco, certo sarebbe, comunque, un fatto storico. D’altronde le news sono venute ieri proprio da una conferenza stampa al salone dell’auto di Detroit.

Senza contare che certificare il trasferimento, sposterebbe comunque il baricentro altrove: con una marginalizzazione del nostro Paese e dei suoi stabilimenti. «Le questioni di forma e organizzative – ha spiegato ieri Marchionne, rispondendo proprio a chi gli chiedeva informazioni sulla sede – saranno discusse il 29 gennaio nel consiglio di Fiat, dove le alternative saranno analizzate». Il manager «dei due mondi» ha poi aggiunto, sempre sul nodo degli uffici centrali: «È presto per dirlo, ma in termini di accesso ai mercati di capitale e delle possibilità finanziarie, gli Usa per definizione sono quelli che offrono vantaggi».

Novità si attendono, come è naturale, visto che la fusione tra i due colossi dell’auto è quasi fatta, sul nome del nuovo soggetto Fiat-Chrysler: è «assolutamente garantito», ha assicurato Marchionne, che ci sarà il nome Fiat, così come quello di Chrysler.

Alla conferenza stampa ha partecipato anche il presidente John Elkann, che ha confermato che Sergio Marchionne (e lui stesso, nel ruolo di presidente), resterà almeno per i prossimi tre anni, durata del piano industriale, e che quanto al successore, «dovrebbe essere un interno».

Ancora, Marchionne ha spiegato che l’azienda «non ha sposato l’idea del convertendo», ma «la sta valutando». Confermando che non c’è bisogno di aumento di capitale per l’acquisizione di Chrysler. Per l’ad di Fiat, però, il 2014 non sarà ancora quello della ripresa per l’auto nella Ue.

Piuttosto, si consolideranno gli obiettivi del nuovo gruppo: «Quello che è chiaro – ha spiegato – è lo sviluppo dei marchi premium e il posizionamento di Alfa Romeo per rilanciare il marchio nel mondo. C’è tanto lavoro da fare fino ad aprile» o al più tardi maggio, quando verrà presentato il piano industriale.

«Vogliamo sfruttare tutto il know-how Ferrari per i nuovi motori dell’Alfa Romeo, sarebbe da imbecilli non farlo», ha poi aggiunto l’ad. «Spero che il nostro impegno industriale per il gruppo Fiat-Chrysler non venga ostacolato» dalla politica. «L’impegno è posizionare marchi italiani nel mondo e siamo convinti che possiamo fare del bene al Paese».

Quanto alle ipotesi di partnership con altri gruppi, in particolare le ventilate alleanze con Peugeot e Suzuki, Marchionne ha spiegato ai giornalisti che il Lingotto è «aperto a qualsiasi tipo di collaborazione. Esaminiamo le possibilità che si presenteranno».

E intanto ieri si sono avviate le trattative per la parte normativa del contratto di gruppo, con Fim, Uilm, Fismic e Associazione Quadri: riguarda 80 mila dipendenti in Italia, e al tavolo non c’è la Fiom, che pure aveva chiesto una sede di confronto unica, ricevendo un netto «no» dalla Fiat.

Si parla di permessi, orari flessibili, banca ore, malattia breve, inquadramenti, diritto allo studio: mentre per quanto riguarda la parte salariale, il negoziato è rinviato alle prossime settimane. Per il biennio 2014-2015 i sindacati chiedono 90 euro, ma si parlerà anche di premi di risultato: l’obiettivo sarebbe chiudere entro fine gennaio, ma ovviamente c’è sempre l’incognita Fiom. Cosa sceglierà di fare il sindacato guidato da Maurizio Landini, tanto più dopo che la sentenza della Corte costituzionale gli ha dato ragione sulla presenza in Fiat?

Ieri a Termini Imerese gli ex dipendenti Fiat si sono riuniti in assemblea: il 31 è fissato un tavolo al ministero dello Sviluppo.