Dopo che nella notte il governo aveva approvato il nuovo scostamento di bilancio da 32 miliardi per finanziare il decreto “Ristori 5”, nel programmato avvio del confronto tra i sindacati e la ministra Nunzia Catalfo sulla riforma degli ammortizzatori sociali, è stata confermata una nuova proroga della cassa integrazione Covid, proprio nelle pieghe del nuovo decreto. La ministra del lavoro e delle politiche sociali ha spiegato che, dopo il via libera parlamentare allo sforamento di bilancio, la cig Covid dovrebbe essere di ulteriori 18 settimane, almeno per le piccole aziende, dopo la scadenza il 31 marzo prossimo delle attuali misure di sostegno all’occupazione. “Stiamo facendo delle stime”, ha puntualizzato Catalfo, anticipando che la cassa potrebbe essere differenziata per settori, con la riduzione di alcune settimane di cig per chi ha meno difficoltà, come ad esempio il comparto industriale.
Quest’ultima ipotesi, va da sé, non convince Cgil Cisl e Uil: “Riguardo alla proposta di garantire ulteriori 18 settimane di cassa integrazione Covid dopo la fine di marzo – riepiloga sul punto la segretaria confederale Cgil, Tania Scacchetti – abbiamo chiesto che non siano differenziate per settori, e che siano accompagnate dalla proroga generalizzata del blocco dei licenziamenti”. Analogo il ragionamento del segretario generale aggiunto Cisl, Luigi Sbarra: “Abbiamo ribadito l’esigenza di intervenire subito sull’agenda-lavoro, inserendo già nel decreto Ristori 5 la proroga non selettiva del blocco dei licenziamenti, come pure delle indennità e della cassa Covid”. “Per quanto ci riguarda – completa il quadro la segretaria confederale Uil, Ivana Veronese – le ulteriori 18 settimane di cig Covid dovranno riguardare tutti i settori”.
Disco verde invece alle altre misure annunciate da Catalfo. Ancora Scacchetti: “Abbiamo apprezzato l’intenzione di prorogare i trattamenti di Naspi e Discoll, e l’attenzione dedicata alla problematica che abbiamo sollevato sui lavoratori atipici fino a ora esclusi dal sistema indennitario, che sarà comunque riproposto. Bene anche l’annunciata integrazione fra politiche passive e attive del lavoro, in cui per la Cgil deve diventare centrale il diritto soggettivo alla formazione per tutti i lavoratori. E’ infine particolarmente significativa la volontà della ministra di anticipare, nel decreto Ristori 5, la revisione dell’istituto del contratto di solidarietà difensiva, secondo linee d’intervento che rivendichiamo e riteniamo essere uno strumento necessario nella gestione dei processi di crisi che devono salvaguardare l’occupazione”.
In questo quadro emergenziale, la discussione sulla riforma degli ammortizzatori sociali è stata appena abbozzata. Così i confederali parlano di “un clima positivo in un incontro interlocutorio”. Incontro che avrà il suo seguito fra una decina di giorni, il 25 gennaio, per approfondire i temi portati al tavolo di confronto. Temi sui quali Maurizio Landini ha già fatto sapere quale sia la posizione della Cgil: “Bisogna andare verso una vera riforma degli ammortizzatori in senso universale e solidale, incentivando i contratti di solidarietà, la redistribuzione dell’orario di lavoro, e tenendo presente che tutte le forme di lavoro dovranno essere tutelate allo stesso modo, dal lavoro autonomo a quello a tempo indeterminato”. Intanto la ministra Catalfo andava avanti con le prime prese di contatto, incontrando nel pomeriggio le associazioni datoriali. Mentre martedì prossimo ci sarà un primo round con le associazioni di categoria, per affrontare la parte della riforma che riguarda il lavoro autonomo.