Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa non calcava le assi del palcoscenico del Teatro alla Scala di Milano dal lontanissimo 1949. Dopo quella data ne ritroviamo diversi allestimenti alla Piccola Scala, che nel 1955 apre i battenti proprio con quest’opera, ma l’ultimo risale al 1981. Dopo quattro decenni di silenzio, il capolavoro buffo di Cimarosa torna ad offrirsi al pubblico milanese dal 5 al 19 settembre con Irina Brook alla regia, Patrick Kinmonth alle scene e ai costumi, Marco Filibeck alle luci. Ottavio Dantone dirige con acume i giovani musicisti e cantanti allievi dell’Accademia Teatro alla Scala che, nell’ambito dell’ormai ventennale Progetto Accademia, debuttano in uno spettacolo inserito nella Stagione ufficiale del teatro, staccando tempi trasognati che sembrano voler esorcizzare non solo l’ovvio modello mozartiano cui almeno in parte Cimarosa si adeguò in questa partitura commissionatagli a Vienna nel 1791 (l’anno della morte di Mozart) dall’imperatore Leopoldo II, ma anche l’indiavolato modello rossiniano che spesso si applica retroattivamente al teatro buffo di fine Settecentesco. In questo modo la filologia è salva e i giovani cantanti hanno la possibilità di respirare senza affanni.

LA SERA della prima, accanto al mattatore Pietro Spagnoli, che interpreta con grande energia Geronimo, ricco mercante avido ma in fondo di buon cuore, e alla già affermata Francesca Pia Vitale, che interpreta sagacemente Elisetta, goffa ragazza desiderosa di sposarsi, hanno esordito Greta Doveri nel ruolo dell’amorevole e sventurata Carolina, Paolo Antonio Nevi nel ruolo del candido Paolino, sposo segreto di Carolina, Mara Gaudenzi nel ruolo della zitella zia Fidalma che smania per Paolino e Sung-Hwan Damien Park nel ruolo del malcapitato Conte Robinson, che deve sposare Elisetta pur desiderando Carolina: tutte voci di bella pasta e futuro promettente se sapranno crescere tecnicamente (tante sono state le piccole e grandi imperfezioni nei passaggi di registro e nelle note acute).

La sera della prima, accanto al mattatore Pietro Spagnoli, che interpreta con grande energia Geronimo, ricco mercante avido ma in fondo di buon cuore, e alla già affermata Francesca Pia Vitale, che interpreta sagacemente Elisetta, goffa ragazza desiderosa di sposarsi, hanno esordito Greta Doveri nel ruolo dell’amorevole e sventurata Carolina, Paolo Antonio Nevi nel ruolo del candido Paolino

Il vero punto debole dello spettacolo è però nella regia di Brook, che dichiara candidamente la sua poca dimestichezza con l’opera italiana nelle note di regia: «Quando ho letto per la prima volta il libretto ho subito pensato che fosse molto noioso, vecchio stile e sessista, con arie d’effetto come “Ma con un marito / via, meglio si sta”. Allora mi sono chiesta: “come posso metterlo in scena con dei giovani artisti?” E ora che stiamo provando mi rendo conto che mi sbagliavo completamente!». Sia pure lode alla sincerità, ma non si possono vedere certe idee con le quali la regista dice di essersi divertita e che a noi, fuor da ogni moralismo, sembrano al massimo trovate da avanspettacolo: Carolina e Paolino che si accoppiano in ogni angolo come conigli, Fidalma che ancheggia come una vecchia ninfomane, Robinson che si traveste da donna per allontanare la bruttina stagionata Elisetta, i due servitori che nel finalone si prendono la mano a formare l’ultima coppia queer dell’opera mentre Geronimo abbraccia ammiccante un altro servitore…