Oggi, Natale di Roma, Gianni Ferrara compie 91 anni e la comunità de il manifesto vuole festeggiarlo. I lettori di questo giornale conoscono bene la passione e l’impegno di questo grande vecchio del costituzionalismo italiano. Non c’è battaglia per i diritti dei più fragili che non abbia visto un suo intervento, perlopiù «in disaccordo».

Una indomita vis polemica che ha la sua origine nella caparbia volontà di contrastare l’egemonia del pensiero unico neoliberista, ma anche nella assoluta convinzione che solo una dura lotta per affermare una certa idea di costituzione potrà arrestare il degrado ed evitare che le conquiste di civiltà ottenute dai lavoratori nel corso del Novecento vengano disperse. Non dunque una generica visione «democratica», ma una specifica interpretazione della storia e una determinata idea di progresso sostengono le sue prese di posizione.

Ferrara si sente parte attiva di un movimento storico, quello che ha collegato il costituzionalismo moderno con le affermazioni del movimento operaio.

È da questo particolare punto di vista che si è sviluppata tutta la sua riflessione politica, ma anche quella scientifica. Se c’è, infatti, un insegnamento da trarre dalla sua opera di studioso è che è possibile parteggiare, senza perdere il rigore della scienza praticata. «Vivere vuol dire essere partigiani», a questa massima di Federico Hebbel sembra ispirarsi. Potrebbero ripetersi anche per lui i famosi passi gramsciani: «Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti». Ciò porta inevitabilmente ad affrontare le scelte politiche, ma anche quelle più propriamente culturali, persino quelle personali, in modo non facile, caratterizzando le proprie posizioni per un «eccesso» di rigore, se non di rigidità; trovandosi spesso ad assumere punti di vista scomodi e di minoranza, senza remora nel sostenere opinioni dissenzienti, poiché la coerenza non sempre si coniuga con la duttilità. Proprio questa rigidità ha portato Ferrara a scontrarsi spesso, nel corso degli anni, con la «sua» parte.

Una coscienza scomoda. Tanto più in tempi confusi, dove è facile smarrire la rotta, temere per il futuro, magari fare passi falsi. Per Ferrara non si può perdonare nessun cedimento se si vuole salvare quel poco che resta della sinistra e della visione del mondo che si vuol propugnare. In fondo è dalle sue rigidità che abbiamo imparato. Ogni tanto è stato irritante, ma lo perdoniamo per questo. Tanto più noi, una comunità che si vanta di stare «dalla parte del torto».

È l’adesione ai principi del costituzionalismo democratico che spiega anche l’accentuarsi delle critiche negli scritti più recenti, ove si rafforza la denuncia, sempre più aspra e profonda, dei rischi di grave degenerazione che i sistemi costituzionali corrono per via delle trasformazioni degli ultimi anni.

Molti dei lettori di questo giornale sono consapevoli dei tempi tristi e delle difficoltà del momento, ed è per questo che la voce tonante e piena di sdegno di Gianni Ferrara li tiene svegli, scuotendoli da un torpore che finirebbe per generare mostri. «Buon compleanno, Gianni» da parte della comunità de il manifesto.