Trentacinquesima edizione per Albinea Jazz, festival estivo sulle primissime colline di Reggio Emilia, ottima via di fuga dal caldo infernale e ristoro per orecchie assetate. Il concerto di domenica vede sul palco di Villa Arnò il Sound Prints Quintet di Joe Lovano e Dave Douglas: se nell’ ultimo Other Worlds, datato 2021, la formazione aveva come sezione ritmica Joey Baron alla batteria e Linda May Han Oh al contrabbasso (da poco ammirata nel trio di Vijay Iyer, con Tyshawn Sorey), qui dietro ai tamburi siede Rudy Royston, mentre alle  quattro corde tocca a Yasushi Nakamura, pienamente convincente nel suo swing mobile e irrequieto. Le composizioni del quintetto (al piano Lawrence Fields, abile nel giocare di sottrazione quando serve) alternano numeri affilati e ripidi, densi di groove (The Flight), a frangenti più riflessivi ed aperti (Manitou), per una musica formalmente ineccepibile, costruita con acume e sapienza, che trova nei temi più ficcanti i momenti più ispirati. Nato prendendo ispirazione dalla musica di Wayne Shorter e dal suo classico Footprints, l’ensemble ha il pregio di suonare avventuroso, soprattutto nelle tracce più vivaci,  pur mantenendo sempre una spiccata cantabilità, che emerge nitida nelle tracce più distese.

Trentacinquesima edizione per la manifestazione estiva organizzata sulle primissime colline di Reggio Emilia, ottima via di fuga dal caldo infernale e ristoro per orecchie assetate

OTTIMI tutti gli interpreti: se dei leader già sappiamo la voce nitida e personale (spigolosa quella di Douglas, rotonda quella di Lovano) meritano una menzione particolare il contrabbassista Nakamura, giapponese trapiantato a New York dall’età di nove anni, il pianista Fields, dallo stile nitido e sobrio e il batterista Royston, lievissimo e puntuale. Lunedì si vola altrove per il recital al Parco Margherita Hack del CelloSam3aTrio del violoncellista carioca Jaques Morelenbaum, storico collaboratore di Jobim, direttore musicale e arrangiatore per Caetano Veloso: un patrimonio della musica brasiliana. Con Lula Galvão alla chitarra e  Rafael Barata alla batteria  il trio naviga il grande fiume del jazz-samba, che unisce gli affluenti della musica brasiliana e del jazz a partire dalla seconda metà del Novecento. Le spazzole sul rullante sono la corsa di un treno (Nesse Trem que eu vou) e tra languori oceanici e la brezza di una bossanova limpida, che i musicisti porgono con un garbo che sfiora lo zen, il live è una lunga teoria di classici (Jobim, Cateano, Gilberto Gil), soprattutto quando sale sul palco Paula Morelenbaum a intonare canzoni immortali.