È agli inizi, ma se lo studio confermerà le intuizioni dei ricercatori, appena sbarcati da un aereo, una nave, una stazione o prima di entrare in uno stadio o una discoteca potrà essere un cane a sniffarci per dire se il Covid-19 risiede in noi prima ancora che ce ne accorgiamo. Già addestrati per stanare droga, esplosivi e trovare persone disperse, da tempo i cani sono studiati in medicina per individuare malattie quali Parkinson, malaria, alcuni tipi di tumore fra cui quelli a seno, ovaie, prostata e accorgersi quando i livelli di zucchero aumentano o diminuiscono nel sangue di un diabetico.

A fine Aprile il dottor Dominique Grandjean, professore presso la Scuola Nazionale Veterinaria di Alfort nonché capo del servizio veterinario della Brigata genieri e pompieri di Parigi, ha avuto l’intuizione che tali capacità canine potevano essere verificate anche sulla SARS-Cov2 e così è partita la sperimentazione a cui partecipano l’università franco-libanese di Beirut, il servizio Soccorso e Incendi della Corsica del sud e la brigata dei pompieri della Senna e Marne. Intervistato da Sciences et Avenir, Dominique Grandjean ha spiegato che lo studio procede così: «Sapevamo già che i cani sono in grado di riconoscere l’odore di un virus. Le ricerche condotte all’università di Auburn, in Alabama, hanno dimostrato chi cani sanno identificare un virus dei bovini, la malattia delle mucose. Frammenti di virus vengono eliminati dagli organi emuntori naturali lasciando tracce anche olfattive in feci, urina, saliva, lacrime e sudore. Quest’ultimo ha il grande vantaggio di non essere contagioso perché non secerne il virus, ma ne trattiene l’odore che i cani riconoscono. Riguardo al Covid-19, lavoreremo prelevando campioni di sudore ascellare sia a pazienti malati che sani, li faremo annusare ai cani che poi, portati davanti alle persone, si fermeranno di fronte a quelle contaminate.

Se la ricerca avrà successo si dovrà poi partire con l’addestramento dei cani il cui utilizzo darà molti vantaggi: è un metodo poco costoso, permette di individuare senza prelievi persone asintomatiche a cui verranno fatti ulteriori esami di verifica, è perfetto per tracciamenti di massa, molto utile in contesti affollati e soprattutto nei Paesi più poveri che hanno carenze di laboratori e analisi».
Niente paura, nessun cane correrà il rischio di essere infettato dagli umani perché non verranno mai a contatto ravvicinato con chi è eventualmente contagiato. Attualmente i francesi stanno procedendo nella ricerca con dieci cani capaci di riconoscere esplosivi e rintracciare persone perché è più semplice lavorare con animali già addestrati.

Anche gli inglesi si sono subito messi sulle tracce odorose del Covid-19, tant’è che il governo britannico ha stanziato 500mila sterline per una ricerca analoga a quella francese e condotta dal Medical Detection Dogs, la London School of Hygiene and Tropical Medicine e l’Università di Durham. I cani inglesi protagonisti della sperimentazione sono sei fra labrador e cocker inglesi e si chiamano Norman, Digby, Storm, Star, Jasper e Asher. Intervistati da «The Guardian», i ricercatori britannici hanno detto che ogni cane potrebbe controllare fino a 250 persone in un’ora ed essere capace di identificare una quantità di odore del virus equivalente a un cucchiaino di zucchero diluito in due piscine olimpioniche. Che il fiuto dei cani fosse supersonico era noto. Ora sappiamo che il Covid-19, oltre alle varie malefatte che ha combinato, puzza pure tantissimo, almeno per un cane addestrato.

mariangela.mianiti@gmail.com