Nordstream spacca la coalizione Semaforo, ma solo a parole. Da una parte il cancelliere Olaf Scholz ribadisce che il gasdotto russo-tedesco «è un progetto economico privato senza connotazioni politiche», dall’altra Verdi e liberali gli ricordano invece «la natura geopolitica tutt’altro che neutrale» della pipeline nelle mani del consorzio guidato da Gazprom.

Proprio nel giorno in cui la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, è in visita ufficiale a Kiev per rassicurare l’Ucraina che, in caso di scontro armato con Mosca, Berlino potrebbe chiudere i rubinetti di importazione del gas. È l’unica concessione che la co-leader dei Verdi può ben garantire, anche perché all’ipotesi di blocco ormai non credono più neppure gli Usa.

La settimana scorsa a Washington, dopo sette ore di dibattito, il Senato ha votato la legge per inasprire le sanzioni economiche contro chi collabora al progetto Nordstream. Risultato: 55 voti a favore su 100, dieci in meno della maggioranza super-qualificata richiesta dal regolamento.

Anche gli americani hanno capito che è troppo tardi per fermare il gasdotto e, come ha ricordato il neo presidente della Spd, Kevin Kühnert, (ex giovane ribelle degli Jusos), il congelamento dell’autorizzazione all’esercizio dell’infrastruttura dell’ente per l’Energia si deve solo a motivi tecnici. Basta giusto, cioè, che la società Nord Stream Ag con sede in Svizzera registri la filiale in Germania inquadrata nel diritto tedesco entro l’estate come chiede l’Authority di Berlino.

Lo sa bene Yuriy Vitrenko, amministratore delegato di Naftogaz, la società energetica di Kiev, ieri intervistato dalla Süddeutsche Zeitung. Se si dovesse arrivare alla guerra del gas le prime a essere interrotte sarebbero esattamente le forniture che passano attraverso l’Ucraina: «Le bombe cadrebbero lì», dice Vitrenko, e non certo sul Nordstream posato sul fondo del Mar Baltico.
Al di là del dibattito sul gasdotto, però, la questione-chiave rimane come si schiererà il governo Semaforo nella nuova guerra fredda tra Usa e Russia.

Appena nominata ministra, Baerbock è corsa ad assicurare l’amministrazione di Joe Biden che la Germania resta saldamente ancorata alla Nato, prima di avvertire Putin sulle conseguenze della sua ingerenza negli affari tedeschi e dell’Ue. Ma ieri ha anche spiegato al ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, che il governo di Berlino non venderà a Kiev le armi per il conflitto nelle aree secessioniste.

Errata Corrige

Coalizione semaforo alle prese con la nuova guerra fredda tra Washington Mosca, il governo chiamato a schierarsi. Baerbock in visita a Kiev: in caso di conflitto potremmo chiudere il gas. E Berlino non venderà armi all’Ucraina