In un Paese spaccato in due, con il Sud nella morsa dell’afa e il Nord alle prese con il maltempo, la Lombardia va di nuovo sott’acqua. Il lago di Como, ieri, è esondato all’alba, in seguito alle abbondanti piogge cadute negli ultimi giorni, e i detriti – tra cui molto legname – si sono riversati nelle vie cittadine del capoluogo. Il livello del lago è arrivato a 134 centimetri sopra lo zero isometrico.

Nonostante sia, poi, tornato il sole, sul territorio resta comunque lo stato d’allerta per i versanti montani indeboliti dalle piogge. «Sono centinaia le potenziali frane che si possono attivare e che sono anche mappate», ha affermato il capo dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, in audizione in videoconferenza presso la Commissione Ambiente della Camera, presentando il quadro del rischio idraulico e idrogeologico della provincia di Como. Una grossa frana si è abbattuta, inoltre, su una strada provinciale a Maccagno, in provincia di Varese: seicento metri cubi di roccia sono rovinati sulla strada che sale alla frazione Orascio, isolandola.

A Milano è esondato per un’ora il Seveso e non è la prima volta. È successo nella notte tra mercoledì e giovedì, quando le strade dei quartieri a nord di Milano sono state allagate. Nell’hinterland milanese è uscito dagli argini anche il torrente Lura, a Lainate. Il maltempo ha provocato forti disagi pure in Trentino. Nella zona del Lago di Garda, una colata di fango e detriti ha sommerso l’Hotel Pier di Riva del Garda.

Non ci sono stati feriti, ma gli ospiti, circa un centinaio, sono stati trasferiti in un’altra struttura a Limone sul Garda. L’ondata di piena ha sfondato la porta della cucina travolgendo tutta l’attrezzatura, per poi allagare la sala da pranzo, la reception e la hall dell’albergo.