Proseguendo il viaggio nel fantastico mondo del microbiota intestinale, si incappa subito in uno dei suoi nemici più temibili, l’antibiotico. Straordinaria scoperta che ha permesso di debellare infezioni anche mortali, la parola antibiotico deriva dal greco e significa letteralmente «contro la vita». Gli antibiotici uccidono sì i batteri patogeni, ma anche molti altri benefici ed è qui che cominciano i problemi per il microbiota.
I microbi non sono tutti cattivi, con buona pace di chi vorrebbe farci vivere in un mondo che disinfetta tutto, abiti, cibo, oggetti, corpo. È una battaglia fra l’altro impossibile perché siamo letteralmente abitati dai batteri tant’è che, oltre a quello intestinale, c’è un microbiota della pelle, dell’apparato digerente, dei genitali, delle vie respiratorie, del sistema urinario.

Insomma lavarsi va bene, ma lavarsi troppo e con i prodotti sbagliati consuma. In ambito medico, è ormai noto che l’abuso degli antibiotici li sta rendendo in molti casi inefficaci per non dire dannosi. Attenzione, non si tratta di buttarli a mare, ma di usarli con parsimonia e solo per infezioni potenzialmente gravi.

Ogni volta che si ricorre a un antibiotico la flora batterica riceve una mazzata e le specie che la compongono si riducono. È poi assodato che l’abuso di antibiotici è dannoso soprattutto nei primi tre anni di vita, quando il microbiota si organizza per assumere una struttura definitiva. Correre ai ripari dopo non è così facile. Il dottor Nicola Castaldini, direttore sanitario di Primus Forlì Medical Center che è una delle tre strutture italiane che esegue l’analisi genetica del microbiota, dice: «Con le attuali conoscenze ancora parziali sappiamo che la dieta e lo stile di vita influenzano profondamente il microbiota perché i batteri mangiano ciò che mangiamo noi e che possiamo riequilibrare un microbiota alterato con un piano alimentare studiato sulla persona. Il problema è che quando si interrompe la dieta, il microbiota riprende il suo stato originario perché ognuno di noi ha un profilo batteriologico che cambia pochissimo con il tempo, una sorta di memoria che dipende dall’impronta genetica, dai batteri trasmessi dalla madre durante il parto naturale, dall’alimentazione, dall’ambiente in cui si vive, dagli antibiotici assunti nei primissimi anni di vita».
Se non si possono ancora dare risposte assolute, sono tanti gli indizi che dovrebbero renderci attenti a ciò che mangiamo e a come ci curiamo soprattutto all’inizio della nostra esistenza.

Si è scoperto, per esempio, che nell’intestino ci sono famiglie di batteri preziose come il Fecalibacterium Prausnitzi che protegge dalle infiammazioni ed è abbondante in individui sani, che chi ha risposto bene a terapie immunologiche contro il cancro ha una gran quantità di Akkermansi Muciniphila e Eubacterium Hallii nel tubo digerente. Esperimenti sui topi hanno poi dimostrato che c’è una correlazione fra il microbiota e l’obesità e si stanno studiando quelle con la sclerosi a placche e l’autismo.

Qualcuno potrebbe pensare che tanto ci sono i probiotici a salvarci. Fino a un certo punto, perché diversi studi dimostrano che le alterazioni del sistema immunitario causate da un eccesso di antibiotici possono essere limitate solo in parte dai probiotici, sul consumo dei quali vantiamo il primato europeo. Ciò significa che rispetto all’equilibrio del nostro intestino siamo molto più attenti dei tedeschi che, per esempio, prediligono i più rudi lassativi. Curassimo così bene anche la pancia politica saremmo le star del continente.

mariangela.mianiti@gmail.com