Unire tutti i democratici o fare finalmente un soggetto politico di sinistra? Leggendo il manifesto di oggi si ha la conferma netta che dentro quel partito si confrontano ipotesi diverse quasi su tutto. Cofferati fa una intervista maggiormente volta alla immediatezza politica e dice in sostanza che bisogna fare subito una nuova legge elettorale e andare al voto, uscendo dalla ragnatela del Pdl. Che è stato un errore accettare di mettere prima la riforma della costituzione e poi la legge elettorale e che la condanna di Berlusconi complica ancora di più le cose. Come non concordare!
Bettini invece si dedica alla prospettiva e alla retrospettiva, e come sempre riesce con parole e scenari affascinanti a stare distante dalla immediatezza delle scelte da fare. Si tratta comunque di un articolo pieno di cose condivisibili sia nell’analisi e forse anche nella esigenza finale che propone: azzerare tutto a sinistra e ripartire con un nuovo soggetto politico. Che riparta dalle persone, e dunque dalle diseguaglianze, almeno per me. Se non ci fosse qualche “ma” che bisogna pur nominare.
Bettini con Veltroni e stato uno dei più convinti costruttori del Pd, e anche allora l’obiettivo era quello di mettere insieme tutti i democratici nello stesso partito. Se il Pd non è stato un successo, e questo Bettini lo ammetterà spero, allora non si può riproporre oggi lo stesso percorso. Quello che non è bastato è stato proprio mettere insieme tutti i democratici, termine generico per quanto legato ad una parola per tutta la sinistra molto importante come democrazia. Perché anche tra le forze liberali e di destra spesso vi sono stati e vi sono democratici autentici. A me pare che senza una idea dello sviluppo e della sua qualità ambientale e sociale, senza una comune visione sui diritti del lavoro e di quelli civili, senza una proposta sulla democrazia economica e sui poteri che invece la strangolano ogni giorno, senza una posizione comune sulla Costituzione e sulla forma di governo, senza una idea del mondo e di quanto cambino la nostra vita le immense diseguaglianze che aumentano, senza tutto questo, che mi pare la sostanza di una moderna forza della sinistra italiana ed europea ( che in Italia non c’è) unire i democratici significa troppo poco.
Quanto al fatto che i movimenti siano carsici e appaiano e scompaiano posso concordare, è sempre stata e sempre sarà la natura di ogni movimento grande e piccolo. Ma se un partito che lavora alla alternativa alle destre non intercetta nulla, anzi spesso non ascolta neppure e nulla impara dalle pratiche politiche dei movimenti (cito per tutti quello femminista che mi pare il più longevo ma molti altri ne potrei citare) allora c’è qualcosa di molto serio che non funziona nella forma e nella sostanza di quel partito. Non voglio sminuire il tentativo di Bettini, che so sincero, ma oggi sfuggire al qui ed ora non mi pare possibile. E il qui e ora è che il Pd governa da due anni con il Pdl , prima con Monti e adesso con Letta, la sua carica trasformatrice non si vede, e anche il congresso che si profila se il Pd resta dentro questo governissimo sarà l’ennesima schermaglia tra gruppi di potere e correnti e non un confronto di merito. Io naturalmente spero che di Bettini non ce ne sia solo uno ma molti, e anche di Cofferati e di Civati e via di seguito..ma non posso più confidare, anzi non ho mai confidato in persone singole per quanto illuminate. Proprio da Ingrao, che è stato maestro mio e anche di Bettini e dalla mia esperienza politica, ho imparato che solo un agire politico collettivo riporta le persone alla partecipazione e ridefinisce un gruppo dirigente autorevole e contendibile. In caso contrario siamo solo singoli che a volte ci prendono e a volte si sbagliano.
La scelta del Pd, per me sciagurata, di stare nel governo di larghe intese non era il frutto di un agire politico collettivo e consapevole, di un confronto con i cittadini e le persone in carne ed ossa, ma l’ennesimo frutto avvelenato di una emergenza che non ha mai fine. Mentre nel lungo periodo, come diceva qualcuno, saremo tutti morti, nel breve e nel medio periodo se a guidarci è sempre e solo l’emergenza siamo tutti ininfluenti e irrilevanti. Dunque è sicuramente vero che serve un altro soggetto politico all’Italia, popolare e ampio e radicato nelle persone, ma a mio parere quel soggetto deve essere un soggetto della sinistra, non genericamente l’Unione dei democratici. Un soggetto politico della sinistra che manca in Italia dall’89 , e che la nostra generazione non è stata capace di costruire. Finito il Pci, alcuni hanno pensato di rifondarlo, fallendo, altri hanno provato a dimenticarlo del tutto fallendo anch’essi. I primi inseguivano una impossibile imitazione, i secondi sono diventati sempre più simili alle forze rispetto alle quali dovevano costruire una alternativa.
Un paese europeo senza una sinistra politica popolare e distinguibile io non riesco a concepirlo. E non solo io mi pare. Se tre milioni di elettori di sinistra hanno votato Grillo e altri tre si sono astenuti dal voto qualcosa vorrà pur dire. Ci interessano sei milioni di persone oppure no? E non sono certo io ad avere nostalgia di una sinistra dura e pura, perché mai sono stata in un partito del genere. La cultura di governo che aveva il Pci, pur essendo un partito comunista, l’ho trovata poche volte in altre forze della sinistra. Ma tra l’avere una cultura di governo e il diventare subalterni a qualsiasi cultura della governabilità, fino a rendersi indistinguibili a milioni di persone c’è una bella differenza.