Mi fa piacere che questo piccolo grande libro che vi ho letto vi sia piaciuto e vi abbia fatto ridere. È stato scritto da Davide Calì, che è anche un illustratore, ma in questo caso i disegni non sono suoi, lui ha scritto solo il libro, le parole…. Come avete visto, si tratta di bugie, di scuse assurde per cui uno scolaro o una scolara non ha fatto i compiti. Ora provate a inventarne voi di bugie….

«Sììì! Inizio io. Non ho fatto i compiti perché il cane mi ha mangiato le matite».

«Non ho fatto i compiti perché mentre venivo a casa da scuola è scoppiato un temporale, io non avevo l’ombrello e il libro e il quaderno si sono bagnati».

«Non ho fatto i compiti perché dovevo andare al mare a salutare due delfini miei amici che mi avevano dato appuntamento a Rimini».

«Non ho fatto i compiti perché ho lasciato il quaderno a scuola».

«Non ho fatto i compiti perché il quaderno si è messo a camminare. Io lo inseguo e lui cammina sempre più lontano da me, come un gatto che non si vuole fare accarezzare».

«Non ho fatto il compito perché all’improvviso si è alzato un vento e uno tsunami e insomma il quaderno dei compiti di italiano è volato via sbattendo le pagine come ali».

«Non ho fatto i compiti perché avevo male alla pancia e sono rimasto sul water tutto il giorno e la notte».

«Non ho fatto i compiti perché mia sorella C. ha vomitato sul quaderno».

«Non ho fatto i compiti perché mi veniva troppo da ridere a farli».

«Non ho fatto i compiti perché mi sono dimenticato di farli».

«Non ho fatto i compiti perché ho mangiato una mela e mi è passata la voglia di fare i compiti».

«Non ho fatto i compiti perché non lo avevo scritto sul diario e il maestro si era dimenticato di scrivere i compiti per oggi sul registro elettronico così i miei genitori pensavano che per oggi non avessi nessun compito».

«Non avevo i compiti perché dovevo allenarmi a calcio per la partita di sabato».

«Non ho fatto i compiti perché sono arrivati all’improvviso due extraterrestri su un’astronave e mi hanno rapito fino a pochi minuti fa». «Non ho fatto i compiti perché avevo male alle dita della mano, non potevo scrivere».

«Non ho fatto i compiti perché mi sono dimenticata l’astuccio a scuola e in casa mia nessuno aveva una biro o una penna da prestarmi e neppure i soldi, neppure i soldi per comperare penne o matite, aveva».

«Non ho fatto i compiti perché l’asino di un mio vicino di casa me li ha mangiati».

«Non ho fatto i compiti perché i ladri nella notte sono entrati in casa e me li hanno rubati: hanno rubato solo i miei compiti, giuro».

Vi sarete accorti che più la frase è lunga e più la frase, cioè, la bugia è divertente….

«Non ho fatto i compiti perché mia sorella me li ha calpestati e poi ha usato le pagine del quaderno dei compiti per fare tanti aerei che ha lanciato dalla finestra».

«Non ho fatto i compiti perché a casa mia è entrato un leone con una coda lunghissima che se li è mangiati tutti, i compiti. Ma io li avevo fatti, giuro».

«Io i compiti li ho fatti, invece. Solo che mi sono dimenticato il quaderno a casa e non posso farli vedere, mi dispiace».

«Non ho fatto i compiti perché una banda di criceti-pirati ha iniziato a rosicchiare le pagine del mio quaderno dove dovevo scriverci sopra i compiti».

«Non ho fatto i compiti perché quando ho deciso di iniziare a farli era già buio e in casa mia è mancata la luce per tutta la notte e perciò non potevo scriverli al buio».

«Non ho fatto i compiti perché il mio cane è scappato di casa e io ho dovuto rincorrerlo per ore, lui non si faceva più prendere ma voleva girare in ogni posto del mondo».

«Non ho fatto i compiti perché un robot è entrato in casa mia con una sega e ha segato i quaderni e io non sono riuscito a rimetterli insieme con la colla perché avevo perso alcuni pezzi di quaderno».

«Non ho fatto i compiti perché una farfalla si è posata sul mio quaderno e il quaderno è scomparso perché la farfalla non era una vera farfalla ma una strega un po’ strega e un po’ maga».

«Non ho fatto i compiti perché tutte le volte che provavo a farli c’era una mosca che cercava di entrare nel mio orecchio. Pppure un’ape che voleva pungermi. Altrimenti io i compiti li avrei fatti perché sono una brava scolara, ma con quella mosca e quell’ape proprio non sono riuscita a farli».