Capita che ci sia una Festa dello Sport a Monfalcone, atleti e squadre si iscrivono in tutte le discipline, i manifesti pubblicizzano gli eventi e anche il meteo promette bene. A Monfalcone vivono migliaia di bengalesi, è la comunità più numerosa, sottoposti allo sfruttamento e ai ricatti delle ditte di subappalto del cantiere, gestori di negozietti etnici o di frutta e verdura, abitanti a tutti gli effetti della città che può approfittare delle loro compere e degli affitti che pagano.

LA GIORNATA sembra dover essere una festa: i ragazzi bengalesi arrivano in divisa verde e arancione, gambali e berrettini, orgogliosi e contenti di poter mostrare la loro bravura in quello che è lo sport nazionale di tutti i paesi ex colonie britanniche. Non se ne è parlato proprio tanto, ma in questo anno magico per lo sport italiano, abbiamo sconfitto agli Europei la tanto blasonata Inghilterra anche a cricket ed erano 23 anni che non succedeva. Il trascinante capitano della nostra nazionale si chiama Baljit Singh, l’allenatore Kamal Kariyawasam Indipolage: la presenza di musulmani e induisti nella nazionale italiana è formidabile. Le squadre di cricket si sono moltiplicate in Italia in questi ultimi anni, grazie proprio all’immigrazione: di giorno fanno i panettieri, gli ambulanti, i lavapiatti, ma quando possono stare su un prato per ore, per giorni a volte!, con mazze e guantoni, per tanti nostri concittadini stranieri diventa anche un modo di resistere alle discriminazioni e rimodellare la propria identità grazie alla forza del gioco.

A MONFALCONE invece no. All’ultimo momento, con ventidue ragazzi già pronti a entrare in campo, il Comune dice che a cricket non si gioca perché… Le squadre non sono iscritte al Coni. Di fronte alla decisione della sindaca Anna Cisint esplodono le polemiche, protesta vivacemente anche il presidente del Coni regionale «Ma quale certificato? La documentazione medica è necessaria solo per gli eventi organizzati da federazioni, società sportive ed enti di promozione: non è questo il caso della Festa dello sport». Per i ragazzi bengalesi è una delusione cocente, sfilano in piazza amareggiati e cupi. Non se ne parla più, anche se qualche scintilla illumina la cenere e poi arriva il Covid e tutto va in secondo piano. Il campo di via Cellottini, a Monfalcone, dove si poteva andare almeno a riscaldarsi viene chiuso con un lucchetto, diventa necessario prenotarsi ma tante attività sportive «arrivano prima».

A OTTOBRE SCORSO viene in visita l’ambasciatore del Bangladesh in Italia e incontra Alessandro Claut, presidente del Trieste United Cricket che gli illustra il progetto per un polo d’eccellenza e la creazione di un’accademia sportiva per il cricket. Trieste ha messo su una squadra di cricket grazie all’Ufficio rifugiati e ai ragazzi, soprattutto afghani e pakistani, che vivono in città e adesso cerca un rapporto con i bengalesi di Monfalcone per costruire una sorta di incubatore di campioni. «Mi basta un prato di 70 metri per 70» dice Claut appelladosi alla sindaca di Monfalcone perché metta a disposizione un buon campo di gioco. Ma Cisint risponde che «non è una mia priorità», decisa e diretta come sempre. Si fanno avanti i sindaci di Staranzano, San Pier d’Isonzo e Turriaco, tutti nel circondario monfalconese, che decidono di scrivere al presidente della Regione e all’assessore allo sport ma… La Lega non risponde.

SI GIOCA, nonostante tutto, per quel che si può: dopo piccoli tornei amatoriali giocati nei campi di calcio dei paesi del monfalconese, domenica 19 dicembre ecco «la prima grande sfida di cricket in Bisiacaria – Turriaco vs Monfalcone» perché anche Turriaco può mettere in campo una bella squadretta di residenti, soprattutto ospiti del Centro di accoglienza straordinario per richiedenti asilo politico e nella struttura per stranieri minori non accompagnati. Una bella sfida: sport, conoscenza, culture.