Entra in vigore oggi e avrà efficacia fino al 13 novembre il nuovo Dpcm firmato nella notte tra lunedì e martedì da Giuseppe Conte. La stretta c’è, ma il divieto di feste in casa sarà solo una «raccomandazione». Niente controlli di polizia nelle case. La decisione è stata presa dopo vari contatti tra palazzo Chigi e Quirinale, dal Colle la raccomandazione a evitare lesioni all’articolo 42 della Costituzione che tutela le modalità di fruizione della proprietà privata.

Il premier ieri ha spiegato che il Dpcm comporta «ulteriori sacrifici, ma l’obiettivo è chiaro: evitare di far ripiombare il Paese in un lockdown generalizzato e tutelare l’economia e la salute». «Vi invitiamo a evitare feste nelle abitazioni private. Ma non manderemo le forze di polizia nelle case», ha chiarito Conte in riferimento alle ipotesi che erano circolate su possibili controlli e segnalazioni. C’è però la raccomandazione a «limitare a sei persone» il numero di presenti alle cene e pranzi tra amici e parenti, e a indossare le mascherine in presenza di non conviventi.

PER LA SCUOLA, ha detto il premier, «le cose vanno abbastanza bene, l’evoluzione peggiore è nell’ambito delle relazioni amicali e familiari. Non c’erano e non ci sono ora presupposti per la didattica a distanza». Neppure per gli studenti degli ultimi anni delle scuole superiori. La proposta era stata avanzata per primo dal governatore del Veneto Luca Zaia, per decongestionare i mezzi pubblici. «Per la scuola abbiamo fatto tanti sacrifici in termini di investimento di risorse e impegno per consentire ai ragazzi di tornare in condizioni di sicurezza», ha spiegato Conte.

Quanto ai trasporti, il premier non nega i problemi e ammette che la situazione è «critica»: «Ci sono momenti in cui è inevitabile che si verifichino affollamenti, dobbiamo evitarli. Continueremo a monitorare la situazione e a investire per fare in modo che le persone possano viaggiare in condizioni di assoluta sicurezza».

MA LE REGIONI non ci stanno e giudicano -a sentire il pool sui trasporti della Conferenza delle Regioni- il no della ministra Azzolina alla didattican a distanza «sbrigativo e irresponsabile».

Il nodo è che per abbassare la capienza dei mezzi (finora fissata all’80%) servono risorse: i governatori chiedono almeno 300 milioni. Se si scendesse al 50% per ogni bus, secondo l’Associazione delle aziende del trasporto locale (Asstra), «ogni giorno 275mila persone resterebbero a piedi».

Più in generale, i governatori di centrodestra di Veneto, Lombardia, Liguria e Friuli lamentano di non essere stati ascoltati. «Nessuna torsione della democrazia», replica Conte. «Noi abbiamo fatto tutto quello che è necessario fare compatibilmente con la Costituzione per far fronte a una pandemia». «È la prima volta dopo tante settimane che siamo costretti a stringere le maglie anziché allargarle», ha detto il ministro della Salute Speranza. «Questo Dpcm segna un cambio di fase, è responsabilità di tutti riportare la curva dei contagi sotto controllo».

NOVITÀ DI PESO anche sul fronte dei locali pubblici, che chiuderanno alle 24: dalle 21 si potrà solo consumare ai tavoli e non si potrà più bere fuori per evitare assembramenti. Discoteche e sale da ballo restano chiuse, stop a gite scolastiche e partite di calcetto e basket tra amici. Nei locali si potranno festeggiare solo matrimoni e battesimi, ma «con il limite di 30 partecipanti».

Cambiano anche le regole sui tempi della quarantena e dell’isolamento fiduciario che scendono a 10 giorni; basterà un solo tampone negativo per poter uscire di casa.

La stretta sulla vita notturna fa infuriare i titolari di bar e locali. «Questo Dpcm rappresenta un colpo mortale per un settore già in grave crisi che vede il rischio chiusura per 50mila imprese e la perdita di 350mila posti di lavoro», l’allarme del presidente di Fipe – Confcommercio Lino Enrico Stoppani.

PROTESTANO ANCHE Michele Boccardi di Assoeventi e Serena Ranieri di Ferdermep che parlano di «nuove e insostenibili limitazioni». La loro richiesta al governo è una deroga al limite massimo di 30 persone «del tutto arbitrario soprattutto senza considerare le dimensioni e le caratteristiche della struttura. Un vero e proprio lockdown per i matrimoni». sulle barricate anche gli operatori dello spettacolo, in particolare dei teatri: «Con questi limiti i teatri chiudono. È un lockdown mascherato».