Valigie, sacchi pieni di vestiti uno sull’altro, materassi all’ombra dei pochi alberi, facce stanche ma non rassegnate. Da ieri mattina le 198 famiglie sgomberate violentemente dal palazzo che avevano occupato alla Montagnola, zona sud est della Capitale, si sono stabilite nella sede dell’VIII municipio. «Per due notti abbiamo dormito dentro, poi stamattina ci hanno sbattuto fuori e hanno fatto la disinfestazione – racconta una ragazza di 17 anni seduta con le amiche nel giardino -. Ma da qua non ce ne andiamo. Come cantiamo durante le manifestazioni: lotta dura casa sicura». La giovane non c’era durante lo sgombero, era a scuola ma Raul si, origini cubane, 22 anni, aveva occupato con la sua famiglia composta da sei persone, tra cui due bambini. «Abbiamo avuto paura, la polizia ci ha minacciato – dice – ma pagavamo 800 euro per 60 metri quadri e questo non è giusto, come non è giusto che ci hanno cacciato da un palazzo vuoto. Noi non vogliamo l’elemosina vogliamo solo vivere decentemente». Quando chiediamo a tutti e due cosa si aspettano ora non sanno bene cosa rispondere, sanno solo che la lotta non è finita qua ed esprimono, con parole semplici e dirette la loro delusione per le istituzioni: «speravamo ci avrebbero aiutato dopo che è arrivata la polizia. Anche un residence, una soluzione temporanea. Siamo arrabbiati con chi poteva risolvere la situazione e non l’ha fatto, ma vi sembra normale che stiamo qua in mezzo ad una strada e là c’è un palazzo vuoto?».
I nomi sulla bocca degli occupanti sono quelli del sindaco Marino e del prefetto, ma anche quello del vice sindaco Luigi Nieri (Sel) che ieri è stato qua per un tavolo di trattativa e del presidente del municipio Andrea Catarci, anche lui di Sel. «La politica in queste ore è stata completamente commissariata – dichiara Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa – La casa è una questione di ordine pubblico evidentemente, ed è affare di Renzi e Alfano, ma il centrosinistra che governa gli enti locali non sta mostrando il coraggio necessario per risolvere l’emergenza che ha davanti gli occhi». Andrea Catarci ha rivendicato ieri il ruolo dell’ente di prossimità che presiede, rinnovando poi «l’appello al presidente Zingaretti e al sindaco Marino ad intervenire concretamente e immediatamente sul dramma dell’abitare. Perché non può essere lasciato solo chi, come noi, non si rassegna a ridurre la questione abitativa a scontri di piazza e, come sempre, continuerà ad annoverarla tra le proprie priorità, proseguendo il corpo a corpo quotidiano con i problemi».