Incastrata in un calendario fin troppo fitto, ieri si è festeggiata la Giornata mondiale degli infermieri. La ricorrenza è in onore di Florence Nightingale, considerata la madre dell’infermieristica moderna. Tra i vari appuntamenti in programma, a Firenze, città natale di Florence Nightingale – in realtà inglese -, si è aperto il primo congresso anti-Covid per i 454 mila infermieri italianicon lo slogan «Ovunque per il bene di tutti», organizzato dalla Federazione nazionale degli Ordini professioni infermieristiche (Fnopi) ogni 4 anni. La pandemia ha riportato la professione al centro dell’attenzione ma a caro prezzo: dall’inizio della pandemia sono «109mila gli infermieri contagiati sul posto di lavoro e, fino ad aprile, 87 quelli deceduti per Covid. Gli infermieri sono la categoria maggiormente contagiato da Sars-Cov-2 per l’altissimo livello di prossimità con i malati che non lasciano mai soli», denuncia la Fnopi, nel report presentato ieri elaborato su dati Inail.
«Un nemico contro cui avremmo potuto e dovuto combattere con armi ben diverse – commenta Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up – . È forse doveroso non lasciarsi tutto alle spalle, conservare la memoria costruttiva e condivisa di quanto accaduto in questa dolorosa esperienza oltre la quale, tuttavia, comincia ad intravedersi una luce: finalmente la politica comprende che l’infermiere italiano, nonostante le carenze del “sistema salute”, messe terribilmente a nudo dalla pandemia, può e deve essere considerato come il perno di un rinnovamento che deve partire dal rafforzamento della sanità territoriale, dal rapporto infermiere-cittadino-comunità», chiede De Palma.
Messaggio anche da parte degli infermieri della Fp Cgil che rivendicano: «Ogni giorno ci battiamo perché a noi infermieri siano garantiti turni e organici adeguati per esprimere al meglio la nostra professionalità e per garantire la qualità della cura e della sicurezza che meritano i cittadini e meritiamo noi lavoratori. Ci battiamo – continuano – perché ci siano riconosciute e valorizzate le competenze e le responsabilità cliniche che ogni giorno svolgiamo. Ci battiamo perché la nostra professione rappresenti una prospettiva di lavoro di qualità. Ci battiamo perché i percorsi formativi in continua evoluzione siano garantiti a tutte e tutti. Ci battiamo perché ci siano riconosciute le competenze avanzate e spazi di cura a noi affidati. È il momento. Ci siamo», concludono gli infermieri della Fp Cgil.