L’inizio estate del 2011 in Val di Susa fu bollente. Prima lo sgombero del «fortino», la cosiddetta Libera repubblica della Maddalena, il 27 giugno, poi l’assedio al cantiere Tav di Chiomonte, il 3 luglio.

Furono giornate di scontri a cui seguì un maxi-processo con una sentenza in appello, nel 2016, di condanna nei confronti di 38 attivisti con pene sino a 4 anni e 6 mesi di carcere. In tutto 130 anni di reclusione.

Ieri, colpo di scena, la Cassazione ha annullato il tutto: dovrà essere, infatti, rifatto il processo di appello a carico dei militanti No Tav coinvolti nei tafferugli che si verificarono in Valle tra il giugno e il luglio di sette anni fa.

Nello specifico l’appello bis riguarderà 27 imputati, per altri sette i giudici della Suprema Corte hanno confermato le responsabilità ma eliminando alcuni capi di imputazione, anche per loro ci sarà un nuovo giudizio per la determinazione delle pene che saranno, ovviamente, ridotte.

Un imputato, Fabrizio Perottino, difeso da Roberto Lamacchia, è stato assolto per non aver commesso il fatto. Per un altro imputato la Cassazione ha confermato la condanna, ma annullato le «statuizioni civili».

«La Cassazione – ha sottolineato Gianluca Vitale, legale di alcuni No Tav – per quanto riguarda i fatti del 27 giugno 2011 ha messo in discussione il reato di lesioni e ha disposto che venga rivista la pena per gli imputati mentre per i fatti del 3 luglio ha rinviato a un nuovo processo. Non sappiamo al momento quali siano le motivazioni ma sicuramente quella che era l’ipotesi della procura torinese non ha retto».

Insomma, il verdetto, emesso il 17 novembre 2016 dalla Corte d’appello di Torino, è stato bocciato.

Sono stati rimodulati anche i risarcimenti: come richiesto nella requisitoria dal procuratore generale, Roberto Aniello, sono stati annullati quelli in favore dei sindacati di polizia («il sindacato non esplica a tutto campo la tutela dei lavoratori rispetto a fatti commessi da terzi. In nessun processo per resistenza ho mai visto i sindacati parte civile»), confermati, invece, nei confronti dei ministeri della Difesa, dell’Economia e dell’Interno.

Esprimono soddisfazione i No Tav: «La sentenza della Cassazione annulla buona parte dell’impianto accusatorio della procura di Torino. Ci sono diverse assoluzioni per capi d’imputazione e risarcimenti non confermati. È la dimostrazione di quanto i due gradi di giudizio si basassero sulla vendetta politica», hanno scritto sul sito notav.info.

«La Corte d’appello – spiega il movimento No Tav – aveva assolto alcuni imputati per alcune contestazioni e dichiarato la prescrizione per reati minori. Aveva inoltre ridimensionato diverse pene inflitte, concedendo agli incensurati, per le pene inferiori ai due anni, la sospensione condizionale. Era però rimasto in piedi l’impianto accusatorio della Procura che il tribunale di Torino aveva fatto proprio respingendo ogni tesi difensiva.

La Cassazione ha accolto diverse tesi dei difensori (per verificare in che termini è necessario attendere le motivazioni) con la conseguenza che per tutti gli imputati sono stati accolti in tutto o in parte i motivi di ricorso, tant’è che nessuno si vede confermare la stessa sentenza di condanna».

«Sicuramente sono molto soddisfatto, credo che l’impianto accusatorio contenuto nella sentenza sia stato fortemente intaccato», ha dichiarato Claudio Novaro, avvocato di nove attivisti. «Adesso occorrerà attendere le motivazioni – spiega Novaro – ma sul piano processuale per le difese è un’ottima notizia». Francesca Frediani, capogruppo M5s in Regione Piemonte ha affermato:

«Finalmente buone notizie dai tribunali. Una ventata d’aria fresca, una vera rivincita per il movimento No Tav. Il processo a Torino si era svolto in aula bunker, il luogo dei maxiprocessi alla mafia. Le udienze erano state sempre molto partecipate. La solidarietà agli imputati è stata grande dall’inizio fino alla durissima sentenza. Oggi (ieri, ndr) si ristabilisce l’ordine in quello che più volte ho definito il mondo alla rovescia».

Dopo il deposito delle motivazioni, la Cassazione invierà gli atti a Torino, dove si svolgerà il processo d’appello bis.