Le tute bianche spuntano in mezzo ai campi a Ponte Marchese. Giubbetti catarifrangenti e caschi da cantiere indossati per un nuovo blitz: dopo la base Site Pluto a Longare, tocca alla base Del Din. Arrivano insieme davanti alla recinzione: spuntano le cesoie per far «saltare» il reticolato e abbatterlo. Ieri mattina, intorno alle 13, i militanti del presidio No Dal Molin sono penetrati all’interno e hanno srotolato un messaggio inequivocabile. Quattro parole in inglese: «Stop war in Siria».
Poi tutti insieme si sono allontanati, di corsa, lasciando a terra le cesoie.
Un gesto simbolico e insieme in sintonia con la “battaglia” in difesa della sovranità territoriale e non. Non è la prima volta che viene sfidato così l’esercito americano che ha scelto Vicenza come «super-caserma» per il controllo dell’intera area del Mediterraneo. Da sette anni, il presidio No Dal Molin ha piantato la bandiera della «resistenza». Tanto più in queste ore di preannunciato attacco a Damasco. Ed è solo l’inizio, perché nei prossimi giorni le iniziative di vario tipo si moltiplicheranno oltre i confini del Nord Est.

«Stop war in Siria»

Anche ieri le cesoia hanno sostituito le pignatte, che come in Argentina avevano «risvegliato» la città. Tre ore più tardi arriva il comunicato, mentre sono già scattate le indagini delle forze dell’ordine sorprese dal blitz a Ponte Marchese. «Duecento attivisti del Presidio Permanente NoDalMolin sono entrati a mezzogiorno all’interno della nuova base Usa al Dal Molin dopo aver tagliato alcune centinaia di metri di recinzione». Una volta all’interno, hanno piantato bandiere e uno striscione con scritto Stop war in Siria. L’iniziativa è una risposta concreta e diretta contro l’ipotesi dell’ennesima guerra umanitaria, questa volta in Siria, che non porterebbe altro che nuovi lutti e distruzioni. In questo senso l’Italia è – volente o nolente – ancora una volta in prima linea, grazie alle sue basi militari.
La manifestazione si inserisce nella campagna contro le servitù militari lanciata dal Presidio Permanente NoDalMolin dopo l’inaugurazione della nuova basa Usa a Vicenza. Già lo scorso giugno centinaia di attivisti avevano violato un’altra installazione militare, site Pluto. Fino a quando gli statunitensi avranno un piede a Vicenza, continueremo a violare le basi militari presenti nel nostro territorio: Vicenza libera dalle servitù militari non è uno slogan, è una pratica” si legge.

In campo tutti sabato 7

E sabato prossimo è già fissato un appuntamento per tutto il «movimento» che si oppone alla nuova guerra. Alle ore 15.30 dai cancelli del Festival NoDalMolin si muoverà la manifestazione che tornerà ad approdare davanti alla mega-base Usa.
«Essere contro la guerra significa battersi contro le basi in tutti i territori, come fanno i NoMuos in Sicilia e come abbiamo condiviso, con movimenti di tutto il mondo, domenica scorsa durante la global conference internazionale» spiegano i promotori.
Vicenza torna così al centro dell’iniziativa, come all’origine del movimento pacifista negli anni ’80. La tenda originaria No Dal Molin è diventata il simbolo di un «popolo» che non si piega ai diktat formato stelle e strisce. Fin da quando il governo Prodi aveva dato via libera alla realizzazione della «nuova» base. Commissario speciale è sempre Paolo Costa, ex ministro ed ex sindaco di Venezia: «L’accordo generale sancito nell’intesa è l’ultimo atto che ho sancito io e prevede il museo dell’aria, il parco e la tangenziale. La tangenziale è forse la più complessa perchè si innesta nelle vicende Serenissima, Valdastico Nord, però io oggi posso solo ricordarlo. Mi era stato assegnato un campito e credo di averlo esaurito». Parole pronunciate da Costa all’inizio di luglio durante l’inugurazione ufficiale del complesso realizzato in cinque anni dall’amministrazione Usa con maestranze italiane.

Il «sussidiario» Variati

Ospiterà anche il comando della 173/ma brigata aviotrasportata, il secondo battaglione 503 di Fanteria, il battaglione di supporto con aspetti specialistici, il 509 battaglione trasmissioni, il battaglione comando Us Army Africa. La nuova super-base Usa conta su 28 edifici e occupa 58 ettari di terreno.
A Vicenza, il sindaco Achille Variati (rieletto in primavera a furor di popolo) incarna l’anima Dc dorotea dietro la facciata del Pd. Aveva «interpretato» la rivolta cittadina anti-Dal Molin per poter rivestire la fascia tricolore: il referendum formalmente fu fatto, salvo archiviarlo in vista delle «larghe intese» con il centrodestra sul fronte urbanistico. E oggi il renziano-civico Variati si conferma più che sussidiario all’occupazione militare: al massimo, si fa rappresentare dal vice sindaco all’Indipendence Day delle truppe Usa.