Il caso degli attivisti cosentini per i quali è stata chiesta la sorveglianza speciale arriva in parlamento. Dopo tre interrogazioni presentate nelle scorse settimane, ieri si è tenuta una conferenza stampa alla Camera. «Dietro quelle misure repressive c’è un messaggio: chi fa politica fuori dagli schemi viene perseguito. Ma se volevano intimorirci non ce l’hanno fatta», dice Simone Guglielmelli. Ha 26 anni, studia all’università della Calabria ed è un attivista sindacale di Usb. Jessica Cosenza di anni ne ha 25 e tra le altre cose è impegnata nel movimento femminista e fa l’operatrice nel centro anti-violenza «Roberta Lanzino».

Entrambi, denunciati in passato per l’attività politica e sociale ma incensurati, partecipano alle battaglie per il diritto all’abitare e si sono esposti in prima persona nelle mobilitazioni contro i ras della sanità calabrese durante la pandemia. Ritengono sia quello il vero motivo della richiesta di sorveglianza avanzata a dicembre dalla questura di Cosenza. Deciderà il tribunale di Catanzaro: per lei il 14 febbraio, per lui il 12 marzo. Nei mesi scorsi il giudice ha dato il via libera nell’analogo caso di Francesco Azzinnaro, che partecipa alle stesse realtà politiche dei due ragazzi.

La sorveglianza speciale è una discussa misura preventiva che, di fatto, dispone una pena senza processo attraverso un elenco di imposizioni cui il soggetto deve attenersi. Negli ultimi anni è stata utilizzata con diversi attivisti politici, tra cui Eddi Marcucci al ritorno dal Rojava, dove aveva combattuto l’Isis.

«Contro la meglio gioventù di una regione difficile come la Calabria vengono disposte misure che dovrebbero riguardare la ‘ndrangheta», ha detto la deputata 5S Anna Laura Orrico, che ha organizzato la conferenza stampa. «Lamorgese ci dica dove sta andando il paese. I casi simili a questo sono diversi», ha dichiarato Simona Suriano. Mentre per Yana Chiara Ehm: «L’Italia deve garantire la possibilità di esprimere dissenso e manifestare». Le due deputate sono fuoriuscite dai 5S ed entrate nel gruppo misto, nella componente Manifesta-Potere al popolo-Rifondazione comunista. Il segretario di quest’ultimo partito Maurizio Acerbo ha puntato il dito: «La titolare del Viminale dovrebbe rimuovere il questore. Battersi per i diritti sociali, come quello alla casa, significa chiedere di applicare la Costituzione».

Gli attivisti hanno reso pubblico un appello con oltre 200 firme raccolte tra esponenti istituzionali, accademici e personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo. Tra loro Tomaso Montanari, Zerocalcare, Domenico Lucano e Luigi Ferrajoli. Il testo chiede all’autorità giudiziaria di non applicare la sorveglianza speciale ai due attivisti e auspica l’apertura di un dibattito politico e giuridico sulla sua incompatibilità con la Costituzione e la Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Nelle prossime settimane a Cosenza si annunciano mobilitazioni.