Emozione grande, ieri sera al Teatro alla Scala: Nicoletta Manni, prima ballerina dal 2014, è stata nominata étoile del Teatro alla Scala. Un titolo dato “su campo”, a fine spettacolo, dopo un Onegin meraviglioso e commovente con Manni al fianco di Roberto Bolle, una nomina annunciata a sorpresa in palcoscenico di fronte al pubblico dal sovrintendente Dominique Meyer con il direttore del Ballo Manuel Legris. Alla Scala non era mai successo. Le étoiles del Teatro, pochissime rispetto ad altre istituzioni internazionali, elemento che dà ancora più valore al nuovo ruolo di Manni, non sono mai state nominate su campo in teatro. 

Nel pieno degli applausi finali a chiusura dell’Onegin di John Cranko, Meyer è entrato in palcoscenico: «Amici del Teatro alla Scala e della danza, scusatemi se interrompo gli applausi, ma ho un buon motivo». Ringraziati tutti gli artisti coinvolti nella recita, Corpo di Ballo, solisti, primi ballerini, maîtres, e naturalmente Roberto Bolle «un’icona della danza, un grande maestro fedele al suo teatro», Meyer si è rivolto a Nicoletta Manni: «non è abitudine in questo teatro, ma quando una ballerina brilla così nelle stelle da diversi anni, si possono cambiare le regole e oggi con Manuel Legris abbiamo deciso di cambiarne una. Su sua proposta ho il piacere di dare a Nicoletta il titolo di étoile».

Roberto Bolle e Nicoletta Manni, foto Brescia & Amisano/La Scala
Roberto Bolle e Nicoletta Manni, foto Brescia & Amisano/La Scala

VISIVAMENTE emozionata della nomina e della modalità non nella norma del teatro scaligero, come sottolineato dal sovrintendente, Nicoletta Manni, abbracciando il mazzo di fiori datole dal direttore del Ballo, si è inchinata piangendo al pubblico della Scala, ma anche verso i suoi compagni di vita, i danzatori del Corpo di Ballo. Un momento che resterà indelebile per lei e per tutti i presenti. Dietro le quinte tanti gli abbracci e le dichiarazioni anche da parte del marito di Manni, Timofej Andrijashenko, primo ballerino del Teatro che tanti ruoli ha danzato con Nicoletta: «questa nomina è un sogno, sono felicissimo». Manni, nata in provincia di Lecce, una mamma insegnante di danza con cui ha mosso i primi passi, una bella famiglia che l’ha sempre sostenuta e seguita, nel suo libro appena pubblicato da Garzanti La gioia di danzare, apre il capitolo dedicato a Tatjana, la protagonista di Onegin, con una frase di Roberto Bolle, suo partner nelle recite di questi giorni: «Non abbiate paura di lasciare che il vostro corpo sia libero di esprimere le vostre emozioni». Perché la danza è una magnetica questione di sfumature: una dei primi passaggi di Onegin è il “book pas de deux” tra Tatjana e l’ombroso protagonista del romanzo in versi di Puškin. Lei si innamora e lo capiamo dal corpo, da quell’incedere delicato, la testa leggermente inclinata, i lifts in sognante sospensione con le braccia che già immaginano quel mondo di vicinanza affettiva che Tatjana mai avrà, quell’allungare la mano verso Onegin prima di andarsene accarezzandosi poi dorso e palma, invaghita dal primo tocco.

foto Brescia & Amisano/La Scala

UN RUOLO, quello di Tatjana, che cresce e si trasforma, da giovinetta a donna matura, comprendendo il dolore di un ruolo sociale che nulla è se non, come scrive Puškin, «stracci da mascherata». Onegin, ruolo cardine, profondamente intenso e vissuto, del repertorio di Bolle, è una parte di grande spessore interpretativo, perché il dandy pietroburghese descritto da Puškin è un uomo che arriva sempre tardi agli appuntamenti della vita, invaso dallo spleen. Realizza che «la gioventù ci è stata data inutilmente» (ancora Puškin) e solo allora capisce di aver perso tutto ed è tragedia. Accanto a lui Tatjana incarna il coraggio, Manni nel suo libro ne coglie il conflitto interiore, qualcosa da esprimersi «in quel tremito muto del braccio teso che riesce a dire l’indicibile». E lo si è visto, ieri, alla Scala. Dietro le quinte Manni così ha risposto a caldo rispetto alla nomina di étoile: «Un momento che ho immaginato diverse volte, ma che non sapevo se sarebbe mai successo nella mia vita. Ricevere questa nomina su campo dopo una recita di Tatjana, un ruolo che mi ha dato tanto e che continua a darmi ogni giorno sempre di più: non potevo desiderare nulla più di questo. Non ho parole per descrivere come mi sento, sicuramente felice».