«La follia è un momento dionisiaco con la perdita delle maschere e del volo verso l’essere, nelle religioni si chiama Dio, l’assoluto. Poi c’è la scissione, la caduta, succede qualche cosa durante l’estasi in cui uno non vola completamente, trattiene, e in questo trattenere precipita e vede la sua matrice spirituale, un mondo archetipico, primitivo, senza maschere. La schizofrenia è questo terrore di dover affrontare di nuovo la vita in senso storico sociale». Nel 2021, per l’editrice Digressioni, Natasha Ceci pubblica Uomini fuori posto. Il cinema di Nico D’Alessandria. D’Alessandria si interrogava sulla follia, il libro pure. Dopo l’esperienza dei Cinegiornali liberi con Zavattini, e varie aiuto-regie, D’Alessandria conosce Gerry Sperandini, e con lui come protagonista gira L’imperatore di Roma il suo capolavoro. Da Aversa, il 17 gennaio 1984, Gerry gli scrive: «Caro Nico, io uscirò presto di qui ma credo che mio padre non ne voglia più sapere di me. Comunque io qui mi sono disintossicato e quindi sto bene e lavoro come scopino e il tempo passa in fretta e penso a te e a tutti gli attimi felici della vita in cui siamo stati insieme e bene, ricordi come eravamo felici, ebbene qui mi hanno disintossicato, curato e sono uscito dal tunnel della droga e quindi presto uscirò. Il mio avvocato *** non è il mio avvocato d’ufficio ma me lo hanno messo i famigliari e spero che faccia qualcosa per farmi uscire e rivederci come prima. Ti ripeto che mio padre è consenziente che io venga a vivere con te a casa tua ed è felicissimo per il film che faremo insieme. Io qui mi sono curato benissimo e sono uscito dal tunnel della droga e sono tornato ad essere il tuo Gerry uguale di una volta. Io qui mi sto rompendo i coglioni ma le cure che mi hanno fatto mi hanno fatto tornare normale e sto bene mentalmente e fisicamente… Vorrei che tu venissi qui a colloquio ad Aversa per poter parlare del film e degli affari nostri, mi servono degli abiti puliti che potresti comprarmi, un paio di jeans Levis misura 44 e un paio di jeans di velluto e un paio di stivaletti col tacchetto. Mio padre e tutta la mia famiglia sono contentissimi che vengo ad abitare con te, non so se hai capito qui si sta bene ad Aversa, le guardie mi rispettano e gli infermieri pure, vienimi a trovare e mi servirebbe pure un giubbetto di pelle se me lo puoi rimediare. Scrivimi al più presto e vienimi a trovare, ricorda sono solo 250 km… Un forte forte abbraccio Tuo Gerry ».

Gerry esegue quello che Nico gli dice di fare, senza sapere bene quello che fa , o facendo quello che fa sempre. Tampina la gente per le strade del Centro Storico, chiede una sigaretta, oppure cento lire. A volte gira completamente nudo. Non sopporta gli sbarramenti, vorrebbe distruggerli a furia di legnate. Eppure non è un violento, non ha niente a che fare con la ferocia del gangster di New York da cui viene il suo soprannome.

Da subito, Nico, come Gerry, è fuori posto. Tanto fuori posto da ottenere la voce di Carmelo Bene (e la musica di Berio) per il cortometraggio Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock, tratto dal poema di Eliot. Il canto d’amore e quello della follia coincidono nell’ Amico immaginario, girato con Victor Cavallo, Valeria D’Obici , mentre l’amore assume il primo posto nel semi-documentario Regina Coeli.

Tra uomini fuori posto, il libro di Natasha Ceci è al suo posto. Ma attenzione: non c’è un briciolo d’accademia, neppure nel libro. Nico D’Alessandria diventa anche per noi, per noi lettori appassionati, un amico ritrovato, sia pure sull’orlo d’un baratro.