Come una marea o una vecchia moda che si sa che prima o poi ritornerà, o come una cometa che sembra sparire ma è destinata a riapparire, in tutti questi anni ineludibile è stato il ritorno di Hayao Miyazaki dopo i suoi plurimi ritiri dalle scene. Dopo aver appeso al chiodo la matita già almeno in un paio di occasioni, l’ultima nel 2013 dopo quello che doveva essere il suo ultimo lungometraggio, S’alza il vento, il regista ed animatore giapponese non si è accontentato di aver diretto un corto, Il bruco Boro, che dovrebbe essere proiettato nel suo Museo Ghibli, ma è ora al lavoro su un nuovo lungometraggio.

Questo lavoro, secondo quanto dichiarato da Miyazaki stesso recentemente, dovrebbe uscire fra tre o quattro anni, probabilmente in concomitanza con le prossime Olimpiadi ospitate dalla città di Tokyo, ed è tratto da un libro intitolato Kimitachi wa dou ikiru ka (Voi come vivete?) scritto nel 1937 dallo scrittore Genzaburo Yoshino.
Le tribolazioni di quest’ennesima «rinascita» miyazakiana sono state portate sullo schermo da un bel documentario realizzato per la televisione nazionale NHK ed andato in onda quest’estate sui piccoli schermi del Sol Levante. In Never Ending Man: Hayao Miyazaki, il regista Kaku Arakawa comincia a seguire Miyazaki subito dopo il suo ritiro dalle scene nel 2013, e nel corso degli anni ne documenta il passaggio da «vecchio pensionato», secondo le parole dello stesso autore, a settantacinquenne di nuovo esuberante e pieno di energia e entusiasmo verso il mondo dell’animazione.

La passione e quasi la dipendenza dal lavoro, che ama alla follia e di cui non può evidentemente fare a meno, cosa che lo rende in questo simile a molti dei suoi coetanei (certamente in condizioni assai diverse) viene riaccesa quando Miyazaki incontra un gruppo di giovani animatori. Si tratta però di persone che, come molti della loro generazione, si sono specializzate nell’animazione in CGI, una tecnica ed un mondo di intendere il disegno animato che si trova(va) agli antipodi rispetto al modo di concepire quest’arte da parte del regista giapponese. Pur avendo sperimentato con la computer-graphic in alcuni dei suoi lungometraggi, Miyazaki è sempre stato infatti dalla parte del disegno a mano, tanto che per la realizzazione di Ponyo sulla scogliera aveva fatto addirittura chiudere il dipartimento della CG nel suo Studio Ghibli.

Ma l’incontro con questo gruppetto di giovani animatori, ce lo racconta molto bene il documentario, probabilmente anche grazie al livello che la CGI è riuscita a raggiungere in questi ultimissimi anni, ha fatto cambiare idea al grande vecchio dell’animazione nipponica. Ma il nuovo medium è una sfida assai difficile per il non più giovane Miyazaki, un po’ come imparare di nuovo e da zero come tenere la matita in mano. Fra tentativi e cadute che lo hanno spinto quasi a lasciar tutto e tornare alla vita da pensionato, passo dopo passo si è reso conto come questa nuova tecnologia è anche in grado di offrire nuove potenzialità espressive.

Sarà davverp interessante vedere fino a dove il genio di Miyazaki saprà adattarsi al nuovo medium, e se anzi la sua poetica riuscirà ad indicare nuovi percorsi possibili e portare qualcosa di più in questo «nuovo» regno animato.
Never Ending Man: Hayao Miyazaki è stato proiettato ieri in anteprima nell’Area Movie di Lucca Comics & Games, mentre sarà nei cinema italiani nella giornata del 14 novembre nell’ambito della stagione degli anime al cinema di Nexo Digital e Dynit.