Ancora contratti pirata e dumping sociale nel mondo dei call center. A denunciarlo Slc Cgil e Fistel Cisl a Taranto. I call center al giorno d’oggi si chiamano Crm-Bpo (Customer Relationship Management, leggasi gestione clienti e Business Process OutSourcing e cioè subappalto di funzioni aziendali e processi a fornitori e gestori esterni).

I sindacati denunciano quanto successo alla Network Contracts di Taranto dove «in una “plaudente” riunione tenutasi giovedì l’azienda ha annunciato allo staff il piano operativo di uscita dal Contratto delle Telecomunicazioni, dall’altro leggere che un altro sindacato territoriale si preoccupava di chiedere un aumento delle percentuali di smart working per le sedi di Taranto e di Molfetta».

«Noi – scrivono le segreterie nazionali Slc Cgil e Fistel Cisl – continuiamo a pensare che il sindacato in un momento così delicato per il settore si dovrebbe concentrare sulla tutela dei lavoratori dal punto di vista del rispetto del contratto e delle regole, su come affrontare queste aziende che minacciano l’uscita dal Ccnl anziché discettare amabilmente con alcune di loro del futuro del customer care, mentre queste si apprestano a disarticolare quel contratto che il sindacato confederale unitariamente ha costruito proprio come “casa” per accogliere il futuro dei call center».

Slc Cgil e Fistel Cisl ricordano il «momento di agitazione sindacale proclamato unitariamente» e che «l’azienda non risponde a una richiesta di incontro nazionale sul pagamento dell’Egr (elemento di garanzia retribuita), spiegando che lo stato di agitazione sindacale non permetterebbe lo svolgimento delle normali relazioni, è invece incredibilmente celere nel dare riscontro a richieste gestionali peraltro non unitarie».

«Quando si arriverà alla mo- bilitazione per la difesa del contratto nazionale, perché lì si arriverà, cosa dobbiamo aspettarci in quelle sedi?», concludono polemicamente Slc Cgil e Fistel Cisl.